La mia ricerca attuale si concentra sulla narrazione, sul flirt attraverso il corpo danzante, il materiale scritto, sulla costruzione di mondi e sulla serietà del gioco. Uso l’immaginazione come un portale per scambiare assieme in un altro regno dove uno può diventare chiunque si senta come oggi. La mia ricerca sarà fortemente influenzata dalla mia ultima produzione “u n f i n i s h e d b u s i ne s s”, in cui ho studiato pose/immagini di pop-band maschili come i Backstreet Boys e i Linkin Park. Per riscaldarsi e trovare gioia nel sudare, mi piacerebbe condividere una lezione di Heavy Metal Ballet che ho iniziato a insegnare l’anno scorso.
Hannah Krebs (she/they) è una dance artist tedesca che vive tra Stoccolma (SE) e Colonia (DE). I suoi lavori rivelano un’urgenza rivolta alle fratture, utilizzando tecniche di costruzione di mondi semi-fittizi da una prospettiva femminista e critica. All’interno del lavoro della danza, Hannah crea scenari per inserire e allargare le crepe come sforzo comune per favorire l’immaginazione di un mondo radicalmente diverso.
Ha lavorato in vari festival e contesti come l’OutNow Festival, l’MDT di Stoccolma e il Weld. Come danzat* lavora con il Nature Theater of Oklahoma, Judit Förster e Ellen Söderhult.
Headshot picture credits Linda Wardal
Artistic research picture credits Gergely Ofner
Headshot picture credits Linda Wardal
Artistic research picture credits Gergely Ofner
Durante la residenza di Ricerca spero di sviluppare la mia ricerca sulle modalità con cui la narrativa speculativa e le partiture performative hanno il potenziale di costruire mondi temporanei, spazi in cui l’ignoto possa manifestarsi.
Attualmente sono impegnata a pensare, danzare e scrivere di zone umide, del potenziale coreografico dell’odore e della relazione intrecciata tra esseri umani e più-che-umani. Le zone umide mi hanno colpito per le strane dinamiche connesse al tempo. Terre fertili di fango e acqua.
Alice MacKenzie è un’artista della danza, performer e scrittrice di base a Stoccolma. La sua pratica intreccia la narrativa speculativa con le piante medicinali e le colture batteriche, che condivide sotto forma di performance, profumi e testi che trapelano. Come performer Alice ha lavorato al fianco di altri artisti in gallerie, foreste e palcoscenici di tutta Europa. Le sue commissioni più recenti includono pezzi per Sånafest, Nya Nya Norrland, Delta: An Ocean Call e una collaborazione con Siriol Joyner per Northern Sustainable Futures.
1.Image credit Pär Fredin.
Performer Alice MacKenzie
Performance Being With Deeper Softs choreographed by Kristin Nango
2. Image Credit Alice MacKenzie
From the work they opened their mouths to speak and the light poured out (2023) in collaboration with Siriol Joyner.
3. Image Credit Cato Lein (2022)
1.Image credit Pär Fredin.
Performer Alice MacKenzie
Performance Being With Deeper Softs choreographed by Kristin Nango
2. Image Credit Alice MacKenzie
From the work they opened their mouths to speak and the light poured out (2023) in collaboration with Siriol Joyner.
3. Image Credit Cato Lein (2022)
A Ricerca X, vorrebbe cogliere l’opportunità di una residenza di ricerca e di scambio per rispondere alle sue domande sui vari privilegi con cui vive e attraverso i qiali vive.
Cercherà di entrare in dialogo con se stessa come performer di un suo vecchio lavoro: BAGS (2010), nel quale il suo corpo muto, immobile e senza volto, completamente ricoperto di tela di sacco, funge da schermo di proiezione per gli astanti.
Durante le tre settimane di permanenza a Lavanderia, intende lavorare con interventi e scambi di testimonianze scritte e registrate.
Heike Langsdorf è un’artista con base a Bruxelles che esplora le qualità performative della coreografia e del condizionamento all’interno e al di fuori del campo artistico-istituzionale: Formatasi come danzatrice, si collega al fare artistico, al pensiero e alla ricerca attraverso una continua esplorazione dei principi del movimento: chi dis- o abilita cosa per chi?
Lavora presso la scuola d’arte KASK di Gand come insegnante, mentore e ricercatrice. Insieme a Simone Basani, Alice Ciresola, Heike Langsdorf e Liselore Vandeput gestisce radical_hope e radical_house.
Ripetere, interrompere, sospendere. Il ritmo come principio curatoriale
Silvia Bottiroli è curatrice e ricercatrice, opera nel campo delle arti vive e in particolare nelle intersezioni tra performatività, pratiche istituzionali e pedagogie.
Fa parte dell’artistic cohort di Rose Choreographic School a Londra, insegna all’Università Bocconi a Milano e cura, insieme a Silvia Calderoni, Ilenia Caleo e Michele Di Stefano, il triennio 2025-2027 di Short Theatre a Roma.
All’interno del più ampio campo di ricerca sulla curatela come pratica coreografica, Ripetere, interrompere, sospendere esplora, attraverso una costellazione aperta di casi studio (performance, interventi, pratiche artistiche…) il ritmo come principio curatoriale, con un’attenzione particolare al rapporto tra pratiche performative e spazio pubblico e all’emergere di forme di soggettivazione politica.