Erika Di Crescenzo
Team / founder

Erika Di Crescenzo

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Ricercatrice indipendente nel campo del teatro e della danza, antropologia, filosofia, mistica. Laureata al Dams con una tesi di carattere antropologico, ha frequentato la scuola di danza classica Academié Principesse Grace di Montecarlo, il Programma de Recherche et Composition Coreographique presso la Fondation Royaumont di Parigi, e il master in progettazione culturale presso Fondazione Fitzcarrardo. Ha modellato il suo percorso di autrice e performer attraverso creazioni originali principalmente in Italia, Francia e Svizzera (The Fish, Etude pour la Sainteté, Asfissia, Clara Falls in Love, La Bagarre, Tentativi Vergini di Oscenità, E20, E questo è, etc..).
Lavora come regista, e coreografa, interprete, autrice, danzatrice, performer, curatrice, organizzatrice, davanti e dietro le quinte nel campo della danza e teatro contemporaneo.
Nel 2015 con Carlotta Scioldo fonda il progetto Workspace Ricerca X, che cura fino al 2021.

Carlotta Scioldo

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Dopo la laurea specialistica presso lo IUAV di Venezia, è fellow researcher presso la New York University dove inizia la sua traiettoria di ricerca tra perfomance studies, coreografia e ambiente urbano. In seguito è ricercatrice presso a.pass (advanced performance studies), centro di ricerca artistica a DeSingel (Belgio). Assistente dramaturg di Bart Van den Eynde nella produzione ‘Build to Last’ di Meg Stuart, dal 2012 lavora come dramaturg freelance per coreografi quali Daniele Ninarello, Claudia Catarzi, Barbara Berti, Amina Amici. Con l’obbiettivo di creare una piattaforma dedicata alla ricerca artistica e pratica drammaturgica, nel 2015 dà vita al progetto Workspace Ricerca X con Erika Di Crescenzo e ne è stata curatrice fino al 2018. E’ stata editor del volume RE:SEARCH DANCE DRAMATURGY (2017).

Consegue un ulteriore master di specializzazione in politiche culturali internazionali presso l’ITC-ILO UNESCO e un dottorato di ricerca presso l’Università e Politecnico di Torino. Il suo lavoro di dottorato sui networks transnazionali europei attivi nel settore culturale e creativo è tra i finalisti del ENCATC AWARD 2023. Insegna e partecipa a convegni internazionali.
Dopo una breve esperienza lavorativa presso la Commissione Europea, divisione cultura (EACEA), il suo scopo professionale mira a connettere il settore artistico allo sviluppo delle politiche culturali internazionali. Con quest’obbiettivo, ha lavorato come network manager e policy advisor del network europeo dei centri coreografici European Dancehouse Network. Oggi lavora come esperta esterna per la Commissione Europea per i progetti di cooperazione internazionale.

Nel 2015 con Erika Di Crescenzo da vita al progetto Workspace Ricerca X e ne è stata curatrice fino al 2018. E’ stata editor del volume RE:SEARCH DANCE DRAMATURGY (2017).

Mirko Guido

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Ha conseguito il Master in Pratiche Performative presso la SKH (Università delle Arti di Stoccolma). Lavora con la coreografia come pratica espansa, e costruisce spazi performativi attraverso un approccio transdisciplinare, utilizzando diversi mezzi, tra cui la danza, il video, il testo e le pratiche partecipative. Le sue ricerche si concentrano sull’esplorazione, la reinvenzione e la sperimentazione della costante negoziazione di ruoli, responsabilità, estetica ed etica che operano nel contesto della pratica coreografica. Nei suoi processi utilizza metodi ispirati a tecniche documentaristiche, strutture di gioco e pratiche somatiche. Mette in discussione e articola le distanze tra archivi personali e materiali ready-made, tra l’attenzione alla relazione con l’Altro con lo spazio e con le sensazioni corporee, tra il soggetto e l’oggetto, attraversando trasversalmente queste esperienze per destabilizzare separazioni dualistiche. I suoi primi lavori coreografici gli sono valsi il Primo Premio e il Premio del Pubblico all’ International Choreographic Competition di Hannover, e la nomination come Young Choreographer to Watch nella rivista Ballet Tanz. Ha realizzato opere per lo Staatstheater Saarbrücken e lo Staatstheater Wiesbaden, prima di dedicarsi a progetti come artista indipendente. Ha presentato i suoi lavori in Svezia, Italia, Francia, Serbia, Portogallo, Grecia, Germania e Svizzera, ed è stato in residenza presso centri artistici come PACT Zollverein, Uferstudios, Work Space Bruxelles, Summer Studios Rosas, Dansens Hus, c.off/CCAP, Saari Residence. Come ballerino ha fatto parte delle compagnie di danza del Theater Hagen, Tanz Theater Bielefeld, Staatstheater Saarbrücken, Staatstheater Wiesbaden e Cullberg Ballet, lavorando con una grande varietà di coreografi e sperimentando metodi coreografici molto diversi.

Mirko Guido partecipa a: Edizione 2020, Edizione 2021,

Elisabetta Consonni

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2020 artista residente

Partendo dai due lavori all’attivo Be water my friend e Ti voglio un bene pubblico, l’uno che affronta in maniera installativa il problema geopolitico inerente alla risorsa dell’acqua e l’altro, in linea con una ricerca portata avanti da anni, sulla relazione tra performativita’ e spazio pubblico, il quesito piu’ ampio che mi interessa ffrontare riguarda la relazione tra la pratica artistica e la pratica politica.

Come un aspetto politico viene indagato nel trasformarsi in prodotto artistico? Quanto di politico devo far rientrare nel processo di creazione?
Posso sperare in un impatto sociale e considerare il lavoro artistico come detonatore di cambiamento sociale?
Perche’ mi interessa tanto la questione arte-politica?

Il tempo dedicato a ricerca X diventerebbe quindi una sospensione dal tempo produttivo, per riflettere sulla piega che la mia pratica artistica ha preso negli ultimi anni, senza una necessita’ di cristallizzare il tutto in categorie ma almeno mettendone a fuoco certi aspetti.

Coreografa tutto, essere umani e disumani, oggetti mobili e immobili, mappe, interstizi e gruppi vacanze spaziali per costruire una rete di relazioni, sottili e forti, come il vetro di zucchero.

Laureata  in Scienze della Comunicazione con una tesi sulla costruzione sociale del corpo nella danza, frequenta The Place- London Contemporary Dance School (2004-2005) e approfondisce indipendentemente la ricerca in ambito performativo ed esistenziale in Olanda (2005-2009)  e in Polonia (2013-2015).

I suoi lavori Maquillage (2007), Fotoritocco (2012, vincitore di Presente Futuro Palermo 2012), Plutone (2016) e And the colored girls say: doo da doo da doo da doo (2018, progetto finalista a DNA appunti coreografici 2016 e Cross Award 2017) si situano nello spazio di dialogo tra la danza e altri linguaggi artistici. Dal 2013 è ideatrice di Ergonomica, un progetto di ricerca di arte performativa nello spazio pubblico e di dispositivi di attivazione della partecipazione civica . All’interno del progetto realizza le azioni site specific  We want to become architecture e Go with the flow ( Polonia, 2014), la costruzione coreografata di Pompenpurg Park (Rotterdam, Biennale di Architettura 2014), Il secondo Paradosso di Zenone ( 2016), Abbastanza Spazio per la più tenera delle attenzioni (progetto per la Biennale Danza di Venezia 2016) e cura, assieme a Connecting Cultures, il simposio Spazio Ergonomico (sempre nell’ambito di Biennale Danza 2016). Nel 2019 vince il bando Open- Creazione [Urbana] Contemporanea con il progetto Ti voglio un bene pubblico.

Elisabetta Consonni partecipa a: Edizione 2019, Edizione 2020,

Sara Manente

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edizione 2018>2020

E’ un progetto di passaggio il cui focus è il tempo di fermentazione più che il risultato. Per due settimane lavoro su dinamiche che partono da relazioni semantiche a quelle biologiche (corporee) per disegnare nuove tecnologie di creazione inspirate da altre intelligenze: batteri e muschi per esempio. Parto da metodologie poetiche prese a prestito dal precedente Spectacles per iniziare un processo più batterico e selvatico.

edizione 2016>17

Durante la residenza a Torino mi concentrero’ sulla scrittura del testo che chiude la serie di tre “danze da leggere”. Dopo Spectacle #3 (2015), una danza plausibile e #1 (2016/17), una danza a ritroso, in Spectacle #2,5 vorrei dedicarmi all’idea di una relazione tra decorativo e fedele. Le “danze da leggere” si situano parallelamente a Spectacles, una ricerca sulla relazione tra danza e linguaggio dal punto di vista economico, poetico e performativo. Possiamo emancipare la danza dalla teoria della danza? Possiamo immaginare una nuova economia dello spettacolo? Che tipo di linguaggio diventa coreografico? Quale movimento produce una descrizione? Di cosa parliamo quando parliamo di danza? Quando comincia e quando finisce una performance?

Sara Manente coreografa, performer e ricercatrice, vive e lavora a Bruxelles. Dopo gli studi di Semiotica, Linguistica e Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna, di Drammaturgia della Danza all’Università di Anversa, e un post-master in Performing Arts al a.pass (Advanced Performance Training) nel 2008, torna dopo dieci d’anni a far parte del Research Center/Cycle 1 di a.pass a Bruxelles. Nel frattempo lavora come coreografa, performer, mentor e collaboratrice per altri artisti e istituzioni.
Nel suo lavoro, la danza è il punto di partenza per pensare attraverso il corpo questioni legate a come percepiamo e agiamo sul mondo: linguaggio e opacità, performatività e pubblico. Formatasi con la danza classica sin dall’infanzia, passando poi a varie tecniche di contemporaneo, i suoi progetti prendono forme diverse: pubblicazioni, film, interviste, laboratori, installazioni, coreografie, esperienza telepatiche etc. Due gli spettacoli di danza più conosciuti e presentati anche in Italia: “Lawaai means Hawaai” (2009) e “Faire un four “(2011), seguiti da un lungo progetto di ricerca incentrato sull’ekphrasis: “Spectacles” (2016-18). Dal 2012 al 2016, ha lavorato in collaborazione con Marcos Simoes sulla relazione con lo spettatore attraverso progetti di vario formato basati su pratiche extra sensoriali/paranormali : “This place”. Nel 2019, riceve una borsa di ricerca dalla Comunità fiamminga per il progetto “Wicked technology / Wild fermentation” (Tecnologia malvagia / Fermentazione selvaggia): “accostando pratiche di fermentazione, femminismo e ricerca artistica, sono interessata a mappare un insieme di tecniche che trasformano il pensiero, la percezione e il fare (d’insieme) nelle colture vive e nelle live arts”.

Lavora nel campo delle arti performative e realizza progetti sotto forma di spettacoli di danza contemporanea, performance, laboratori, ricerche aperte, video e testi. Tra i suoi lavori: Lawaai means Hawaai (2009, trio), Faire un four (2011, quartetto); in collaborazione con Marcos Simoes: This place e Tele Visions (2012-2015, serie di performances basate su fenomeni ESP) e LAVA (2016). Attualmente lavora su due progetti che legano intimamente danza e linguaggio: un film in 3D cominciato sotto forma di interviste ad artisti e pubblico sull’esperienza di fare, vedere e descrivere la performance e una serie di testi scritti che sono danze da leggere.

web

 

Sara Manente partecipa a: Edizione 2016-17, Edizione 2018, Edizione 2020,

Edizione 2020

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Thrilling Journey/Soft Landingsè il nuovo programma del progetto Workspace Ricerca X, impegnato da cinque anni per far emergere una cultura della ricerca artistica in Italia, fenomeno in crescita che produce nuovi saperi.

Elementi che continuano a contraddistinguere il percorso sono un forte carattere multidisciplinare, un accento marcato sulla discorsività intorno alla danza, ponte tra teoria e pratica, tra discorso accademico e lavoro performativo. Durante questa annualità approfondiremo la discussione sui risultati prodotti dalla ricerca artistica, in termini di metodologie e formati di condivisione.

In questo senso vogliamo tornare a mettere l’accento sul dialogo tra i settori della ricerca, dialogo che si basa su alcune intersezioni e altrettante differenze. Questo dibattito acquisisce maggiore consistenza alla luce di un’azione legislativa nazionale recente: 25 febbraio 2020, approvazione degli emendamenti per l’AFAM a firma della Senatrice Russo, in sede di conversione del DL 9 gennaio 2020 di scorporo dell’ex MIUR in due Ministeri. In particolare, segnaliamo espressamente l’inserimento della ‘’RICERCA ARTISTICA AL PARI DI QUELLA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA” nelle funzioni primarie del nuovo Ministero dell’università e della ricerca.

In questa direzione ci chiediamo quali siano i luoghi esistenti e quali i contesti prefigurabili per lo sviluppo e il consolidamento della ricerca artistica in Italia. Quale relazione è possibile individuare tra ambiti accademico istituzionali e progetti indipendenti?

Il tema della ricerca di base, condotta attraverso una pratica artistica, ha un rigore e una specificità che si traduce in una riflessione di tipo metodologico che apre terreni di discussione politica, estetica e epistemologica importanti per l’artista, per il territorio e per il più ampio ecosistema istituzionale e politico, che è all’interfaccia tra tre settori: quello dell’alta formazione dei dottorati istituzionali, quello delle progettualità dei centri culturali, coreografici, museali, e quello di progettualità indipendenti o grassrooted project come Workspace Ricerca X. Riconoscere il ruolo dell’artista-ricercatore significa dunque creare nuove prospettive professionali nell’ambito delle arti contribuendo all’innovazione e alla trasmissione della conoscenza prodotta.

Altro punto cardine su cui intendiamo tornare è la drammaturgia della danza, un discorso evidentemente presente oggi in maniera forte nel contesto europeo e di cui Ricerca X si fece in qualche modo antesignana con il convegno Re:search Dance Dramaturgy nel dicembre 2016. Funzione drammaturgica e drammaturgia media saranno al centro del lavoro di residenza con i tutor – Bart Van Den Eynde e Carlotta Scioldo – e gli artisti invitati per questa annualità: Elisabetta Consonni, Mirko Guido, Sara Manente insieme al team curatoriale formato da Erika Di Crescenzo, Francesco Dalmasso, Ambra Pittoni, Elisa D’Amico.

All’interno di questo contesto, e con il fine di perseguire gli obiettivi sopra elencati, si realizza, con il sostegno di Piemonte dal Vivo/Lavanderia a Vapore, una residenza di ricerca (9>28 settembre 2020), un workshop di drammaturgia della danza aperto a tutti gli interessati, e una serie di lecture performance ed eventi durante la stagione 2020-21 dal titoloThrilling Journey/Soft Landings”.

Il progetto si svolge presso la Lavanderia a Vapore di Collegno (TO) ed è sostenuto da Fondazione Piemonte dal Vivo.

a cura di StandOrt / Erika Di Crescenzo, Francesco Dalmasso, Ambra Pittoni, Elisa D’Amico
tutor Bart Van Den Eynde e Carlotta Scioldo
con il sostegno della Fondazione Piemonte dal Vivo e la collaborazione di Company Blu, Università degli Studi di Torino
*realizzato nell’ambito del progetto Residenze coreografiche
Lavanderia a Vapore 3.0 / Piemonte dal Vivo

Bart Van Den Eynde

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Bart Van Den Eynde partecipa a: Edizione 2015-16, Edizione 2020,
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