Dopo la laurea specialistica presso lo IUAV di Venezia, è fellow researcher presso la New York University dove inizia la sua traiettoria di ricerca tra perfomance studies, coreografia e ambiente urbano. In seguito è ricercatrice presso a.pass (advanced performance studies), centro di ricerca artistica a DeSingel (Belgio). Assistente dramaturg di Bart Van den Eynde nella produzione ‘Build to Last’ di Meg Stuart, dal 2012 lavora come dramaturg freelance per coreografi quali Daniele Ninarello, Claudia Catarzi, Barbara Berti, Amina Amici. Con l’obbiettivo di creare una piattaforma dedicata alla ricerca artistica e pratica drammaturgica, nel 2015 dà vita al progetto Workspace Ricerca X con Erika Di Crescenzo e ne è stata curatrice fino al 2018. E’ stata editor del volume RE:SEARCH DANCE DRAMATURGY (2017).
Consegue un ulteriore master di specializzazione in politiche culturali internazionali presso l’ITC-ILO UNESCO e un dottorato di ricerca presso l’Università e Politecnico di Torino. Il suo lavoro di dottorato sui networks transnazionali europei attivi nel settore culturale e creativo è tra i finalisti del ENCATC AWARD 2023. Insegna e partecipa a convegni internazionali.
Dopo una breve esperienza lavorativa presso la Commissione Europea, divisione cultura (EACEA), il suo scopo professionale mira a connettere il settore artistico allo sviluppo delle politiche culturali internazionali. Con quest’obbiettivo, ha lavorato come network manager e policy advisor del network europeo dei centri coreografici European Dancehouse Network. Oggi lavora come esperta esterna per la Commissione Europea per i progetti di cooperazione internazionale.
Nel 2015 con Erika Di Crescenzo da vita al progetto Workspace Ricerca X e ne è stata curatrice fino al 2018. E’ stata editor del volume RE:SEARCH DANCE DRAMATURGY (2017).
Trespass | processing an emerging choreography, desidera aprire lo spazio ed il tempo alla contemplazione. Si inserisce nella ricerca tra il visibile e l’invisibile e integra il lavoro di S.U.D.M.U.P. al suo interno. Si propone di indagare la moltiplicazione dello sguardo e l’emersione di un corpo, attraverso l’assorbimento e la restituzione. Si serve della coincidenza ma non esclude la discrepanza. Due interpreti abitano lo spazio, osservando il circostante con l’obiettivo di restituirne una interpretazione generata dall’incontro tra il me e il resto. Non è prevista una divisione tra pubblico e performer. Chi osserva, può attraversare e modificare lo spazio muovendo il proprio punto di vista, spostando il circostante.
La struttura del lavoro ne permette la continua scrittura, presentando ad ogni riproduzione una nuova emersione, come conseguenza di un luogo abitato peculiare.
Marta Olivieri è autrice e performer. Il suo lavoro si propone di interrogare le infiltrazioni che muovono un corpo. Scritture, suoni, temperature e asfalto sono gli ambiti della sua ricerca. Il corpo si muove tra il visibile e l’invisibile e tenta un continuo accadimento ai lati della struttura. La creazione desidera costruire un terreno comune all’interno del quale possano coesistere struttura formale e i suoi possibili allagamenti. Si forma presso Formazione Bartolomei. Frequenta i corsi Modem presso Scenario Pubblico. Nel 2015 incontra Marta Ciappina, interprete, movement coach e didatta, con la quale inizia un percorso assiduo di studio. Si forma inoltre con: M. Kejzar, M. Kilvady, G. Scarcella, J. Neves , A. Cristiani, E. Giannotti, M. Rizzo, C. Delorenzi, E. Gervasi, A. Ajmone, C. Morganti, K. Takagi. Nel 2018 si diploma come Somatic Movement Educator all’interno del programma di formazione Body-Mind Centering® e conduce dallo stesso anno laboratori di ricerca somatica e compositiva presso Scenario Pubblico. Lavora come interprete per DOM-, ha lavorato con Riccardo Guratti e Michele Rizzo. Dal 2019 prende parte al progetto Roma Non Esiste (DOM-), dallo stesso anno partecipa alla curatela del progetto SiR. Collabora con ATI Suffix, collettivo di architetti, artisti, filosofi e ricercatori, il cui lavoro intreccia architettura e arte relazionale, e con Roberta Mansueto | takecare.
ACETATO è il secondo lavoro di un progetto più ampio dal titolo Although of Course You End Up Becoming Yourself che si identifica come contenitore di indagine sulle pratiche di danza che assumono il ruolo culturale di aggregatori sociali nel contesto urbano e nell’ambito del quotidiano. Camminando per la mia città mi sono imbattuta in un gruppo cospicuo di ragazzi da tutta europa che si erano ritrovati in un parco per danzare insieme un ballo chiamato Jump Style. I ragazzi si alternavano in coreografie singole e di gruppo, duetti e sfide. Ogni coreografia veniva ripresa con la telecamera e poi, come mi hanno raccontato in seguito, messa successivamente online. È infatti attraverso la rete che questi ragazzi divengono una vera e propria comunità che sconfina i limiti geografici. Una piccola rivoluzione dal basso, il bisogno fortissimo di riconoscersi in qualcosa, e ho trovato bellissimo che fosse nel corpo. Da qui nasce il progetto ACETATO, dall’osservazione della realtà e dalla necessità di ripensare il “ballo” come veicolo di significati altri, come apertura, come dichiarazione, come celebrazione del proprio essere umani.
Elisa Ferrari è un’artista attiva in Italia e Francia nell’ambito della performing art e delle arti visive. La sua ricerca ruota intorno alle questioni legate al corpo e al movimento e si definisce in azioni e dispositivi che si allargano ad una pluralità di linguaggi tra cui la composizione coreografica, la performance, l’azione partecipata e l’installazione. Laureata in Arti dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Milano, si forma artisticamente frequentando il corso professionale triennale diretto da Susanna Beltrami presso MAS (Milano) e prendendo parte ai progetti internazionali Choreographic Collision (DanzaVenezia e Biennale Danza di Venezia – 2010) e il Corso di Alta Formazione per Danzatori di OperaEstate Festival Veneto (2010), ai quali ha partecipato come borsista. Come danzatrice e performer è stata interprete negli spettacoli di Susanna Beltrami, Walter Manfré, Ismael Ivo, Andrée Ruth Shammah, Roberto Castello, Melissa Cisneros (La Mecedora). Dal 2009 collabora con Ambra Senatore in qualità di assistente alla creazione e danzatrice. Nel 2011 con Sara Catellani e Davide Manico fonda Collettivo PirateJenny, compagnia attiva nell’ambito della ricerca coreografica, di cui è co-autrice ed interprete. Nel 2014 inizia la collaborazione con la fotografa e videomaker Ilaria Turba con cui sviluppa progetti di arte partecipata e di formazione in contesti socialmente problematici. L’anno successivo con l’artista e dj Giulia Tosi dà vita ad EFFETTI, gruppo di ricerca attento alla questione dell’arte relazionale e alle pratiche che includono new media arts e movimento corporeo. Alla carriera artistica affianca un’intensa attività di studio e ricerca nell’ambito dell’estetica dell’arte e della performing art. Nel 2015 è assegnista per il progetto “Seminario Avignon” organizzato da Festival D’Avignon e ProHelvetia, per cui riceve il sostegno da Movin’Up e GAI. Il suo segno zodiacale è l’Acquario, il suo colore preferito al momento è il bianco.
“E’ una memoria ben misera quella che permette di ricordare solo ciò che è già accaduto”
Il progetto apre uno studio sulla percezione della porzione di spazio non visibile. Una riflessione sulla sincronicità, sull’intuizione, su cosa può scardinare le nostre abitudini quando compiamo delle scelte o ascoltiamo il mondo intorno a noi.
L’obiettivo è estendere le percezioni fisiche dando alle coincidenze sincroniche la possibilità di accadere. Dopo una prima fase di elaborazione di un training su questo tema, mi sono posta la sfida di elaborare dei duetti “sincronici” di improvvisazione, che avverranno nello stesso spazio, ma in tempi diversi, filmati da uno stesso punto di vista e poi sovrapposti, indagando così un concetto di drammaturgia altamente sensibile, inconscia e completamente collettiva.
Margherita Landi è danzatrice e coreografa italiana Laureata in etno-antropologia.
Dal 2011 lavora come artista indipendente creando spettacoli che focalizzano l’attenzione sulla relazione tra danza e antropologia, sviluppando un approccio alla coreografia basato sull’improvvisazione e una ricerca interdisciplinare che mette in relazione poesia, danza, scienza e nuove tecnologie.
Lavora come coreografa e danzatrice in collaborazione con artisti internazionali della scena europea tra i quali Iraqi Bodies, Yumiko Yoshioka, Makiko Ito, Alfredo Genovesi, Katie Duck, Dance Elixir, MonoCollective.
edizione 2018>2020
E’ un progetto di passaggio il cui focus è il tempo di fermentazione più che il risultato. Per due settimane lavoro su dinamiche che partono da relazioni semantiche a quelle biologiche (corporee) per disegnare nuove tecnologie di creazione inspirate da altre intelligenze: batteri e muschi per esempio. Parto da metodologie poetiche prese a prestito dal precedente Spectacles per iniziare un processo più batterico e selvatico.
edizione 2016>17
Durante la residenza a Torino mi concentrero’ sulla scrittura del testo che chiude la serie di tre “danze da leggere”. Dopo Spectacle #3 (2015), una danza plausibile e #1 (2016/17), una danza a ritroso, in Spectacle #2,5 vorrei dedicarmi all’idea di una relazione tra decorativo e fedele. Le “danze da leggere” si situano parallelamente a Spectacles, una ricerca sulla relazione tra danza e linguaggio dal punto di vista economico, poetico e performativo. Possiamo emancipare la danza dalla teoria della danza? Possiamo immaginare una nuova economia dello spettacolo? Che tipo di linguaggio diventa coreografico? Quale movimento produce una descrizione? Di cosa parliamo quando parliamo di danza? Quando comincia e quando finisce una performance?
Sara Manente coreografa, performer e ricercatrice, vive e lavora a Bruxelles. Dopo gli studi di Semiotica, Linguistica e Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna, di Drammaturgia della Danza all’Università di Anversa, e un post-master in Performing Arts al a.pass (Advanced Performance Training) nel 2008, torna dopo dieci d’anni a far parte del Research Center/Cycle 1 di a.pass a Bruxelles. Nel frattempo lavora come coreografa, performer, mentor e collaboratrice per altri artisti e istituzioni.
Nel suo lavoro, la danza è il punto di partenza per pensare attraverso il corpo questioni legate a come percepiamo e agiamo sul mondo: linguaggio e opacità, performatività e pubblico. Formatasi con la danza classica sin dall’infanzia, passando poi a varie tecniche di contemporaneo, i suoi progetti prendono forme diverse: pubblicazioni, film, interviste, laboratori, installazioni, coreografie, esperienza telepatiche etc. Due gli spettacoli di danza più conosciuti e presentati anche in Italia: “Lawaai means Hawaai” (2009) e “Faire un four “(2011), seguiti da un lungo progetto di ricerca incentrato sull’ekphrasis: “Spectacles” (2016-18). Dal 2012 al 2016, ha lavorato in collaborazione con Marcos Simoes sulla relazione con lo spettatore attraverso progetti di vario formato basati su pratiche extra sensoriali/paranormali : “This place”. Nel 2019, riceve una borsa di ricerca dalla Comunità fiamminga per il progetto “Wicked technology / Wild fermentation” (Tecnologia malvagia / Fermentazione selvaggia): “accostando pratiche di fermentazione, femminismo e ricerca artistica, sono interessata a mappare un insieme di tecniche che trasformano il pensiero, la percezione e il fare (d’insieme) nelle colture vive e nelle live arts”.
Lavora nel campo delle arti performative e realizza progetti sotto forma di spettacoli di danza contemporanea, performance, laboratori, ricerche aperte, video e testi. Tra i suoi lavori: Lawaai means Hawaai (2009, trio), Faire un four (2011, quartetto); in collaborazione con Marcos Simoes: This place e Tele Visions (2012-2015, serie di performances basate su fenomeni ESP) e LAVA (2016). Attualmente lavora su due progetti che legano intimamente danza e linguaggio: un film in 3D cominciato sotto forma di interviste ad artisti e pubblico sull’esperienza di fare, vedere e descrivere la performance e una serie di testi scritti che sono danze da leggere.
La ricerca vuole tentare di riflettere sin dal titolo sul ristabilimento di un ordine di senso dell’esistenza. Come danzatori e come esseri umani. Capire dandosi un tempo di esplorazione cosa è davvero necessario alla scena oltrepassando l’idea di vendibile ma ragionando di più sull’utile e l’inutile dell’agire. Interrogarsi sul valore delle cose.
“Il commercio è, nella sua essenza, satanico. Il commercio è il prestato-reso, ovvero il prestito con il sottinteso: Rendimi più di quanto ti do. Lo spirito di ogni commerciante è completamente viziato…il meno infame di tutti i commercianti è quello che dice “Siamo virtuosi per guadagnare molti più soldi degli stupidi viziosi”. Per il commerciante, l’onestà stessa è una speculazione a scopo di lucro. Il commercio è statanico perché è una delle forme dell’egoismo: la più bassa e la più vile.” – Nuccio Ordine, Manifesto L’utilità dell’inutile.
Laureata all’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino in Pittura. Collabora come interprete: Tecnologia Filosofica, Compagnia TarditoRendina-TO (2011). Coautrice di: “Perché Deserto” Statolento- collettivo di arti vive, vincitore del bando Choreographic Collision 7 debuttato a Venezia nel febbraio 2016. Autrice di: “Ciccina-cosa ancora dobbiamo aspettare?” Festival Pillole-sezione Principi Attivi Settembre 2015 e per Insoliti Festival Internazionale della nuova danza Dicembre 2015. Coautrice di ”Break and come back in our self” duo con Francesca Bovino presentato per Lov#5 a Torino nel giugno 2013 e Festival “Perse Visioni” in Puglia, tra i 15 finalisti di One Minute dance. Sviluppa la sua ricerca coreografica con la partecipazione al network B.I.D.E. (Barcelona International Dance Exchange) nel 2012 e Aprile 2014. Nella primavera del 2015 fonda Statolento collettivo di teatro danza nato nel contesto della Cavallerizza Reale Occupata a Torino il cui primo esito è Studio sulla Lentezza.
di Claudia Adragna e Statolento – collettivo di arti vive
di Claudia Adragna e Statolento – collettivo di arti vive
Come affrontare la mancanza di una presenza fisica in un luogo specifico? L’assenza apparente di un corpo può diventare il potenziale per una presenza delocalizzata.
Attraverso la simultaneità delle videochiamate sul Web, si aprono possibilità di creazione a distanza, interazione, condivisione, compresenza.
Lo strumento di lavoro scelto è lo score: un mezzo per sviluppare strutture che vengono testate davanti ad una webcam ed eseguite in contemporanea su Google Hangouts.
La composizione grafica e cromatica, la presenza/assenza dei corpi, le loro interazioni, lo spazio in cui si muovono e le sue coordinate, con un’intenzione quasi cinematografica di montaggio, sono gli elementi su cui si basa lo score.
La nostra ricerca si concentra sulla scrittura di partiture e sulla loro trasmissione dal testo al corpo, quindi sul processo che dalla lettura, attraverso l’elaborazione, si trasforma in azione.
In questo senso entra in gioco la questione della trasmissione di informazioni, considerando il rapporto tra fedeltà ad una consegna nel rispetto delle indicazioni e libertà personale nell’autonomia di esecuzione.
// Couchscore è un percorso le cui tappe includono scrittura di scores, esecuzione, trasmissione, documentazione e archiviazione, nell’ottica di una ricerca condivisa e aperta. È un percorso che si svolge in contesti e con modalità diversi, che incoraggia una partecipazione attiva e si sviluppa a partire anche dal contributo di chi si siede sul divano con noi.
Elisa D’Amico e Francesco Dalmasso si incontrano durante gli studi presso la ArtEZ Hogeschool voor de Kunsten (NL).
Con un background e un lavoro centrale come danzatori e performer, la loro pratica artistica collaborativa intreccia e interroga anche ricerca, creazione e curatela.
Partendo da uno specifico oggetto di interesse, articolano pensieri, partiture coreografiche, corpi relazionali, danze.
Dal 2019 sono autori associati della compagnia Zerogrammi. Fanno parte della piattaforma shared training torino e co-curano il progetto Workspace Ricerca X_ricerca & drammaturgia.
I loro lavori sono stati presentati e selezionati per: RAAA Performing Arts Festival (Brescia); Aldes/SPAM! (Lucca); Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e Fondazione CR Firenze – Bando Abitante 2021; ACS Abruzzo Circuito Spettacolo; Permutazioni / Zerogrammi, Lavanderia a Vapore, Piemonte Dal Vivo; EDN; Polo del ‘900; Resurface Festival; Workspace Ricerca X in OGR; PAV.
Partendo da questo senso di smarrimento e d’incapacità di scelta che attraversano la maggior parte dei giovani oggi, come ci si muove quando si è portati a scegliere di se stessi? Navigante, naufrago, in una società satura di conoscenza, di opinione, di linguaggio, sovraccarica di possibilità e false libertà, tento di danzare. Un corpo che racconta. Solo. Che cerca, trova, si perde, non sa che fare. Combatte tra il tentativo di reagire e il completo abbandonarsi al vuoto, fino ad arrivare ad una stasi.
“Momenti di noia, ecco, di stanchezza, di insoddisfazione. Momenti precipitosi. Parlo di quei momenti in cui chi è ancora giovane è portato a compiere atti avventati” – Da La Linea D’ombra, Joseph Conrad.
Nel 2015 si diploma al corso di Teatro-Danza della Scuola Civica Paolo Grassi di Milano. Negli stessi anni, si forma come attore presso la scuola Proxima Res diretta da Carmelo Rifici. Dopo gli studi segue il maestro Dominique Dupuy in Italia e in Francia. Lavora come danzatore insieme a Marco Baliani, Luca Veggetti, Paola Lattanzi, Marcela Serli. Nel 2016 crea il suo primo lavoro coreografico, il solo “Il mare, la barca e il suo capitano”. Attualmente collabora insieme ad Alessio Maria Romano per la compagnia A.M.R teatro danza in un percorso di ricerca coreografica/teatrale ma anche pedagogica.