11:00 > 20:00
Camping Lavanderia a vapore
Corso Pastrengo, 51
Per la sua terza edizione, il Research Camping trasforma gli spazi della navata di Lavanderia a Vapore, dal foyer al teatro, in ambienti ibridi tra finzione e realtà, che diventano dispositivi per lo scambio e la disseminazione di processi di ricerca artistica.In un mondo in transizione che cerca nuovi strumenti di lettura e risposte, la ricerca artistica può offrire un terreno fertile per immaginare modalità di fare mondo nuove, possibili o dimenticate.
La baia è la dimensione evocata da questa terza edizione incentrata sulla fluidità dei corpi, fatti di carne e acqua, sempre più viscosi e sfuggenti, corpi che abitano un paesaggio in cui convivono tra terrae liquidità, in un tempo in cui si confondono certezza e illusione.
Durante il Research Camping la ricerca, da spazio intimo a porte chiuse, si fa piazza immaginifica per nuove politiche, una terra di mezzo che accoglie creazioni ancora in formazione, e offre asilo a pensieri e immaginari alternativi alla retorica muscolare e al tempo affannato dell’efficienza e della produzione.
ideazione e realizzazione dello spazio Associazione Bastione
concept, organizzazione e processo curatoriale Lavanderia a Vapore e Workspace Ricerca X
immagine Elisa D’Amico
con il supporto di Fondazione Compagnia di San Paolo
Un’opera sonora in cui si sfuma la distinzione tra percezione tattile e uditiva.
The rough material of the work is made up of an archive of personal vocal recordings and known people / friends. Voices are shaped and composed together in a sound piece that aims to blur the distinction between tactile and aural perceptions in the experience of sound, while poetically materializing a sonically-present communal body.
Andrea D’Arsiè is an Italian-born performer, musician and artist based in Berlin. Andrea works with the body as matter permeated by transformative affects. While having a focus on vocal and sound practices, he is interested in the performing arts as a way to share embodied experience while affirming more complex ways of relating to the world and to each other.
ALIBI è una pratica che vuole esplora il concetto di temporaneità e mutamento, utilizzando le docce come spazio simbolico e intimo di transizione. La proposta trae ispirazione dalla vegetazione pluviale della Tasmania, immaginando forme di piante estinte o mai esistite. Queste piante saranno disegnate collettivamente poi riprodotte tramite scotch carta, per creare una set che ricorda una “scena del crimine” vegetale. Le domande che guidano questo percorso sono: come si manifesta al termine della pratica questa vegetazione perduta? Quali relazioni si creano, in differita e in contemporanea tra i/le partecipanti e le sagome?
Aurelio Di Virgilio (1995, Pescara) è un artista attivo nell’ambito delle performing arts. Diplomato nel 2017 presso la Scuola Luca Ronconi del Piccolo Teatro, Milano, collabora dal 2022 con Masako Matsushita (IT/JP). Dal 2020 sviluppa la sua ricerca e presenta i suoi lavori in festival, teatri e musei come MAXXI – L’Aquila, Mattatoio – Roma, B-motion Festival, Fabbrica Europa Festival e altri.
Laboratorio sul “Fondale” in 3 tappe.
Allə partecipanti chiediamo di portare un oggetto-relitto del loro ambiente quotidiano (non troppo fragile, più grande è meglio è), che abbia una storia da raccontare.
Qui è buio, gli occhi non ci servono. Quali sono i nostri relitti?
Riscopriamo le cose da cui siamo costantemente sommersə, tentando di scardinare le aspettative per costruire nuovi paesaggi di senso fra memoria sensoriale, narrazione e movimento. Ci prendiamo il rischio di andare a fondo negli abissi per tornarne trasformatə.
Collettivo TAC / TastierACorpi è un collettivo di artistə con base a Torino che esplora il corpo in scena, focalizzandosi sull’improvvisazione. La composizione eterogenea del gruppo gli permette di muoversi all’interno di uno spazio di sperimentazione in cui s’incontrano le diverse strade della danza contemporanea, del teatro fisico e della performance.
TAC porta in scena le sue creazioni dal 2022 e diffonde il proprio linguaggio tramite laboratori aperti ad un pubblico di professionistə e non.
In my research, participants are invited on a journey that serves as an experimental space to question the boundaries between the private and shared experience as they are guided through imaginary scenarios that spark reflection and emotional exploration, grounded in bodily sensations and collective energy.
Stories from after the end is part of a larger cosmos where I investigate how we engage with the idea of the end of the world. The work invites the participants to encounter each other first as humans, and later as human-tardigrade hybrids, and explore meaning and meaninglessness in a post-doomsday world.
Dafne (they/them) is a human and an artist, interested in opening up small dark spaces where alternative encounters can take place. They combine tools such as movement, imagination-somatics, language, and stories, to craft guided participatory experiences dealing with liminality; spaces, times, things, or bodies, either suspended or dissolving. They have been using science fiction and technologies of magic to create works about the afterlife, grief, and the end of the world, often bringing in soft elements from the horror genre. Dafne works between Sweden, Italy, and occasionally other european countries both presenting their own work and research, and joining choreographic (and not only) projects by others.
La ricerca si muove nella dimensione dell’oscuro e dell’abisso indagando il concetto di danza invisibile.
In questo contesto il processo si frammenta in un formato installativo in cui materiali, riferimenti e azioni si depositano nell’atmosfera vaporosa della doccia.
L’invito è quello di uno sguardo sul corpo distratto, morbido e intermittente.
Richiamando la dimensione spettrale, la danza emerge dove lo sguardo fatica a raggiungerla. E in questo senso di sparizione e evanescenza si cerca l’illusione dell’invisibilità come ponte verso un corpo insignificante, fluttuante, eterno.
Che ne è della danza se nessuno la vede?
Fabritia D’Intino è coreografa e performer. La sua ricerca si interroga principalmente sullo sguardo e il suo potenziale di informare il corpo in movimento. Oltre alla creazione per la scena e il site specific, sviluppa progetti partecipativi e formati di ricerca.
Secondo i nostri studi, dovrebbe trattarsi di una piccola forma di geometria sacra, una sinusoide che si trova nelle sfere prereali, non lontana dalla Via Lattea, che si dischiude davanti all’occhio del testimone quando si proiettano dal centro i raggi più inflessibili, prima di diventare azoto.
Erika Dicrescenzo Esplora le possibilità del disorientamento del corpo, della parola e dello sguardo sviluppando la propria poetica a partire dall’osceno beniano per convergere negli studi legati alla coscienza.
Lavora con la compagnia StalkerTeatro ed insegna filosofia tradizionale indiana presso il Centro Daiva Jyoti.
Apertura di un processo di ricerca che, muovendosi nel campo dell’hauntology, interroga le relazioni tra memoria, documento d’archivio e fantasma. no archive will restore us è un’installazione performativa che riversa nei circuiti sottili dell’analogico una polifonia di field-recordings, registrazioni di lettere, incisioni di sogni, voci, frammenti sonori e suoni live, tra archeologia e immaginazione.
Gaia Ginevra Giorgi è un’artista e una ricercatrice. La sua pratica integra scrittura, suono, voce, e dispositivi performativi. A partire da un approccio femminista, ecologico e situato, sviluppa pratiche e metodologie di indagine per una riscrittura affettiva e politica degli archivi e del paesaggio, intesi come possibili strumenti di contro-narrazione.
‘Love Flows Over Us In Prismatic Waves’ è uno spazio di pratiche della danza aperte a tutt^ e che non richiedono alcuna esperienza pregressa.
Per Ricerca X/ Floating Bodies ci immergeremo in una playlist audio no stop di 30 minuti. Attraverso l’esperienza di un never ending slow motion ci lasceremo fluire, diventando materia liquida. Un unico corpo che aspira ad essere superficie riflettente di suono, movimento, desiderio.
Giovanfrancesco Giannini (he,him) è coreografo e danzatore residente in Italia. I suoi lavori sono stati presentati in festival nazionali e internazionali. Attualmente la sua ricerca artistica riflette in particolare sul tema della politica delle immagini in relazione alla coreografia e alle performing arts. I suoi studi spaziano dalla storia delle arti visive, al cinema, alla politica.
Water writings appear and disappear on a steamy surface: streams of consciousness or dreams, like the sudden revelations that sometimes sweep over us in the shower. Phrases with a poetic or scientific trend, sentences concerning rivers far from sight, appearances of sense and sensation – they draw unexpected connections between the oneiric dimension and the ecological crisis, the fluid nature of language and multiple or difficult loves.
Gloria Frigerio is an artist based in Milan who works in the middle territories between visual and performing arts. She activates collaborative and site-specific situations to exercise an attitude of openness and deep listening. This work is produced in collaboration with Elina Alekseeva, visual artist and designer based in The Netherlands.
Amplified Edition No 2- Sister works are six short films created through the documentation of a live process, making Amplified Edition No 2. The work explores the potential for relationality between body, material and sound; in this instance, the material is tarpaulin.
The films examine the tarpaulin from a close-up and an inside perspective, visually looking like fictional water.
Hanna’s research explores voice, movement, language and the choreography of hosting and facilitation. She is part of a new research initiative called Rose Choreographic School Sadler’s Wells London (2024-26), directed by Dr Martin Hargreaves. She is part-time senior lecturer at Roehampton University, where she teaches and convenes choreographic and dance practice to MA students.
In 2021, Hanna collaborated with photographer/architect Ioana Marinescu at Beaconsfield Gallery, London. They worked with concepts around erasure and archiving, with the dynamics of Beaconsfield’s Upper Gallery, bringing other photographic archives into relationship with its specific architecture and history.
Since 2000, Hanna has collaborated with Heidi Rustgaard under H2DANCE, adopting a transdisciplinary choreographic approach. Together, they have co-created nine full-length international touring performances co-produced by partners in the UK and Nordic countries, alongside various shorter works and commissions. Since 2018, H2DANCE has curated Fest en Fest, an international festival of expanded choreography presenting Nordic and British artists in London, Cambridge and Colchester.
FURIA LUCIDA_Research esplora la connessione tra suono e corpo, creando uno spazio ipnotico in cui tempo e ritmica si fondono. Questa esperienza collettiva dissolve i confini tra gli individui, trasformando danza e musica in un unico organismo e in rituale catartico. Questo processo invita a riflettere sulla relazione con il cambiamento, offrendo un viaggio psicofisico che tende a trascendere l’individualità.
Ilaria Quaglia è danzatrice e performer, si forma tra Italia ed Europa. Collabora con Mario Martone e Raffaella Giordano, Luna Cenere, CollettivO CineticO, Yasmine Hugonnet, Arno Schuitemaker e Daniele Ninarello. Con Superbudda realizza: Masbedo performing Night e il cortometraggio Die Brücke. E’ parte del Collettivo Munerude.
Il suo percorso di ricerca esplora la corruzione di materia, corpi, luce e suoni, puntando a un coinvolgimento sensoriale totale. Si cerca una trasformazione autentica della materia-corpo, attraversando zone di resistenze e dando luogo alla fluidità di un processo in divenire.
If we imagined human relationships as something soft, like water, and by pouring it into vessels we gave them a form, a vase, could contain the relationship between a mother and daughter. What would happen instead if we create a friendship without a preordained form of any kind? Just pouring water? Perhaps, its flow would take no form and spread out in all directions. If we experienced relationships as water flowing out of vessels, the exchange, it would be something like movement, a response-able action. The performative action Friendship is Water proposes the creation of a conversational practice with participants that enacts the situated forms of responsive-ability that emerge from relationships instead of imposing pre-defined frameworks. Practising dialogue as a creative action presents an opportunity to make the practice of ‘thinking aloud’ more visible and more audible. It is also about the way in which such thinking is not the rarefied reflection of a brilliant individual, but an intersubjective process, a dialogue in which things develop dynamically.
Jovana Malinarić is a dramaturg, researcher and lecturer at the University of Bologna. She is a guest-researcher at the University of Utrecht and a lecturer at the Malmo Theatre Academy. She works internationally as a dramaturg-researcher developing alternative structures that go beyond the theory-practice binary and that can articulate the dynamic qualities of contemporary dramaturgical and performance practices. In her work she investigates the interrelation between the processes of thinking and creating involved in the making of performance through the concepts of embodiment, response-ability and conversation. Her research is characterised by an interdisciplinary and transdisciplinary approach involving ecological, relational and process thinking.
Unrequested Stories: sulla via di casa è un servizio che offre la possibilità di esplorare le possibili vie di casa. A differenza delle tradizionali piattaforme di web mapping, questo servizio instaura un vero e proprio dialogo con i suoi utenti tramite app di messaggistica per trovare la loro strada o le loro strade verso quella che considerano casa. Durante il Research Camping, lo sviluppo della ricerca sarà condiviso con le persone interessate.
Lucy Guarinoni (he/she/they) è dramaturg, artista e formatrice. Simone Basani (qualsiasi pronome) è curatore, drammaturgo e artista. Entrambi ricercano formati artistico-curatoriali e strategie partecipative attraverso un approccio performativo. Ultimamente hanno iniziato a collaborare più frequentemente tra Italia e Belgio.
La ricerca scaturisce da una constatazione in prima persona singolare: non ho mai capito cosa ci sia nel fondo del mare. Il discorso si fa duplice: il mondo del tangibile e dell’intangibile, la parte rimossa o non conosciuta dell’individuo che rimane sommersa e la natura che mostra e nasconde su più livelli di superficie. Vorrei proporre una pratica dove provare a dare un nome a tutto quello che risiede nel fondo del mare di ciascuno per creare un fondale comune. Forse troveremo parole, oggetti, un libro, un sentimento… Cosa nasconde la superficie dell’acqua? cosa è rimasto impigliato nel fondo sabbioso? Un fumetto del 96, un ricordo, il capitale di Marx fotocopiato, una maglietta che non uso più…
Un dispositivo ludico per scandagliare gli abissi, per evocare la superficie marina, il suo mistero e il rituale del pescare, affidandosi al caso e alla corrente.
Maria Luisa Usai è performer, autrice e regista di spettacoli e progetti audiovisivi. A partire dal 2015 lavora negli spazi delle città e negli interstizi della realtà con esperimenti relazionali/comunitari, site specific e creazioni sceniche multidisciplinari. Nel campo teorico ha studiato storia dell’arte, nella pratica ha approfondito i linguaggi del teatro, della drammaturgia, delle performing arts. Ha presentato i suoi lavori performativi e audiovisivi in Festival e in residenze in Italia e all’estero.
Questa pratica galleggia nell’imprevisto e nell’oscurità_nel buio appaiono visioni temporanee, readymade di corpi e cose che si fanno precisissimi relitti. È una proposta aperta e non risolta, un’immersione per far vagare lo sguardo e trovare corrispondenze inaspettate, segrete, celate e comunque sempre e per sempre sospese, in potenza. La parola invoca microstorie che sostano nella corrente. Vorrei che fosse un tuffo negli abissi tra flussi di pensieri e torce, un training d’immersione per poi riemergere più visionari3, più magich3, più attraversat3. È una ricerca per mettere i corpi a riposo e scoprire menti vigili, un esercizio di accesso alla capacità di immaginare oltre, di far fluire i futuri.
Michela Depetris nata in Italia, si è formata principalmente tra l’Italia e la Spagna e adesso vive a Torino. Lavora in contesti coreografico performativi come autrice e come interprete, con linguaggi ibridi tra danza, performance, video, suono e installazioni. Situa la sua ricerca in un campo aperto e misto in cui ogni mezzo porta con sè sempre e comunque le pratiche corporee con una visione espansa della coreografia. Sperimenta metodologie e formati che sfuggono alle logiche convenzionali e alle tempistiche abituali di produzione, cosa che spesso rallenta, intrica e nutre i suoi progetti.
Latitudine 40°82’16’’N
Longitudine 14°07’67’’E
Pressione 1.5 atm
Profondità 5 mt
Baia, città sommersa circa 2000 anni fa a causa del bradisismo, un lento terremoto che inghiottì strade, mosaici, statue e ricordi. Partendo da questa suggestione la pratica riflette su ciò che perdura e riecheggia nello spazio e nel tempo, proprio come in un fondale, dove antichi resti si posano e lasciano traccia di un qualcosa che è stato, che è e che sarà.
BAIA – quello che resta è un frammento di tempo sospeso, dove corpi, residui, suoni, tracce e immagini sprofondano e riemergono per dare vita a un nuovo paesaggio.
Il duo casagrande // giorgini nasce nel 2019 dall’incontro tra Marco Casagrande e Nicolò Giorgini.
Alla base del loro sodalizio artistico è radicata la convinzione che l’arte sorga dall’apertura al mondo e dal dialogo continuo con l’ambiente circostante.
I loro lavori si focalizzano sulla creazione di un unicum imprescindibile tra elementi sonori, visivi e coreografici, per generare degli specifici ambienti immersivi. casagrande // giorgini hanno preso parte a festival in Italia, Stati Uniti, Repubblica Ceca, Austria.
Partiamo da poche parole con la sola regola di iniziare per S, oppure O oppure N. Ognuno sceglie le sue. Cerchiamo il ritmo della nostra piccola frase, chiaro e semplice per poter essere trasmesso alle altre persone. Impariamo dall’altra, le parole dell’altra, al ritmo dell’altra persona. Ora costruiamo assieme un coro di suoni, di parole, di ritmi dati e appresi, lontano mille miglia dai significati.
Silvia Mai. Danzatrice, pastora d’alpeggio, arte terapeuta in formazione. Sul sentiero della vita accosta la ricerca artistica e pedagogica alla concretezza della vita all’aperto, al processo del lavoro artigiano, all’intensità della relazione con gli animali.
La pratica che propongo è una discussione collettiva attorno al genere cinematografico horror.
Quindi: parleremo di film.
Ma anche: zines, libri, immagini, clip video, progetti sonori.
Navigando tra cliché narrativi e categorizzazioni, tra scream-queens e gradazioni di rosso del sangue finto apriremo la domanda: e se usassimo l’horror come sismografo per le nostre paure e le paure del nostro presente?
Teodora Grano è autrice, performer, ricercatrice. Ha lavorato senza residenza stabile nel campo del teatro, del circo, della performance e della danza, in formati più o meno ortodossi. Si forma e lavora tra Wroclaw, Atene, Berlino, Bruxelles e Roma. Incline ad inventare dispositivi di relazione, ad abitare spazi teatrali e pubblici, ad agitare il corpo.
50% punk 30% ironica 20% serissima.
Può il campo emergente della ricerca artistica essere ispirato dalle recenti riflessioni circa la storia e le metodologie sviluppate dalle scienze?
Il sistema sperimentale, così come definito dallo studioso Hans-Jörg Rheinberger è “un’unità base dell’attività sperimentale che combina gli aspetti locali, tecnici, strumentali, istituzionali, sociali ed epistemici”.
Un sistema sperimentale per essere efficace nell’attività scientifica dovrebbe essere stabile e riproducibile, ma anche variabile e non prevedibile, così da permettere di produrre risultati utili e talvolta inaspettati.
Come la teoria di Rheinberger può portare spunti interessanti alla riflessione sulla ricerca artistica? In quale modo gli artisti impegnati nella sperimentazione possono ampliare i loro valori artistici e produrre nuova conoscenza? Qual è lo spazio dell’esperimento in campo artistico?
Ne parleremo con Mario Benassai, fisico nucleare e biofisico, dal 1989 lavora nel settore spaziale su esperimenti a bordo dello Spacelab e della stazione spaziale internazionale in collaborazione con l’agenzia spaziale italiana, europea e la Nasa; e con Margherita Landi coreografa antropologa danzatrice, attualmente impegnata nella sua ricerca sulla sincronicità junghiana e quantistica.
Sarà inoltre presente Charlotte Zerbey, coreografa di Company Blu e tutor di questa seconda sessione di Ricerca X 2017. Fra gli altri ha danzato con Julien Hamilton, Steve Paxton, Sasha Waltz, Katie Duck.
Collaborazione / Cooperazione / Condivisione delle pratiche artistiche. Quali nuove strategie emergono nell’ecosistema delle performing arts?
Uno sguardo alle dinamiche di sviluppo e produzione di progetti artistici basati sulla cooperazione, collaborazione, scambio e auto-formazione attraverso la nascita di micro/macro comunità orientate e stimolate alla produzione di conoscenza.
Esperienze e esperimenti collettivi, collaterali, orizzontali, viventi, specifici, nomadi o stanziali, che interrogano e stimolano la nostra società, attraverso lo scambio di pratiche artistiche e di pensiero performativo.
Nella continua esplorazione e mappatura di queste strategie, ci si domanda quali nuove dinamiche vengono create a livello locale e globale dell’ecosistema culturale e quanto le pratiche artistiche “espanse” stimolino il sistema di produzione culturale.
* (termine da Alice Chauchat)
con la partecipazione di Eleanor Bauer (coreografa americana, performer, co-fondatrice della piattaforma open source di pratiche condivise Nobody’s Business), Sara Leghissa (Ass. Cult. Strasse – Nobody’s Business Italia) e Ambra Pittoni (everybodystoolbox.net), Carlo Salone (DIST, Politecnico e Università di Torino), Giorgio Salza (sociologo), Mara Loro ( Fondazione Piemonte dal Vivo ), TURN a_lab, DanzaCum, Senza Confini Di Pelle, Piattaforma Arte Spettacolo Conoscenza, Attivisti della danza (Firenze) e altri ospiti.
Dialogo con il pubblico e i danzatori/performer pertecipanti al progetto: Francesca Cinalli e Paolo De Santis, Sharon Estacio, Cinzia Sità, Teresa Noronha Feio e Francesco Sgrò, Ambra Pittoni, Elena Pisu. #thinkingdance #ricercax
Con le illustrazioni di Antonio Cioni, Michele Di Erre, Alessia Panfili, Milena Tipaldo
Qual è l’ecosistema ideale per la produzione artistica contemporanea? Tessuto urbano e processi creativi
Nella riflessione in cui la cultura viene considerata come possibile motore di un processo generativo socio-economico, ci si domanda quali siano le relazioni tra i processi artistico-creativi, formali e informali, e lo sviluppo urbano.
E’ in questo contesto che si denotano i possibili orizzonti in cui la pratica artistica singola e collettiva può acquisire un significato rilevante. Quest’orizzonte integrato ci porta a riflettere sulla posizione dell’artista contemporaneo.
Quali sono le esigenze di un artista oggi, e quali le richieste della sua città?
Lo sguardo rivolto alla dialettica innovazione e creatività, ci porta a riflettere, anche in campo di produzione artistica, non solo sulle fasi di produzione e circuitazione, ma soprattutto sulla fase della ricerca, come motore primo e necessario per nutrire l’intero ecosistema.
Si apre dunque un nuovo orizzonte della produzione creativo-artistica in cui i parametri di creazione, fruibilità e impatti sul contesto circostante sono in fase di nuova definizione.
A tale riguardo invitiamo con noi a parlarne
Cristina Caprioli – coreografa – compagnia Ccap (Stoccolma)
Carlo Salone – docente Politecnico sviluppo urbano
Luisa Perlo – curatrice, A.titolo
E con l’ulteriore partecipazione di
Fondazione Piemonte dal Vivo
Museo Ettore Fico
Coorpi Coordinamento Danza Piemonte
Progetto Diogene
Partecipazione gratuita
E’ necessaria la prenotazione scrivendo a ricercaxinfo@gmail.com
La parola “vago” porta con sé un’idea di movimento e mutevolezza, che s’associa in italiano tanto
all’incerto e all’indefinito quanto alla grazia, alla piacevolezza (Italo Calvino, Lezioni Americane).
Questo secondo significato si ritrova nella Poesia o al massimo nascosto nella parola “invaghito”, che di
solito preannuncia un fallimento. Andando oltre il fallimento – tale solo rispetto a parametri moderni e ormai decadenti di produttività – e seguendone con coraggio l’uso letterario e di buon auspicio, il Vaghissimo Mondo lancia una proposta immaginativa in una dimensione luminosa e futuribile.
La lecture performance delinea alcune caratteristiche di questo mondo ipotetico (Ad esempio: Un mondo in cui vige la metodologia dell’Enigma, Agli abitanti del V.M. il nervo vago funziona benissimo) e le spiega generosamente, invitando il pubblico ad esserci in prima persona. Attraverso letture, movimenti dimostrativi e immagini, passando per la poetica del Vago e dell’Indefinito di Giacomo Leopardi, si osserverà come la Vaghezza sia in realtà un varco azzardatamente positivo.
Seguendo l’interesse di Workspace Ricerca X per la sperimentazione sui formati di condivisione e sulle modalità di trasmissione dei saperi generati dalle pratiche artistiche, negli anni sono state invitate varie artiste a presentare il loro lavoro e pensiero in forma di lecture-performance.
Questo formato, come pratica artistica estesa, è particolarmente adatto ad articolare le modalità del conoscere generate dai processi artistici. Invece di rimanere ancorata alla tradizione dicotomica che vede la spiegazione critica da un lato e il lavoro artistico dall’altro, la lecture performance è in costante ricerca della possibilità di incarnare e spazializzare il pensiero.
Cristina Caprioli danza e discute sulla coreografia come ricorrenza prolifica e inclinante, e sulla percezione come partecipazione ripetuta e dispersa.
Cristina Caprioli è una delle coreografe più affermate e riconosciute a livello internazionale della scena svedese. A metà anni ’90 fonda l’organizzazione indipendente Ccap, dove produce performance, installazioni, film, oggetti, pubblicazioni e altre coreografie, e conduce progetti di ricerca interdisciplinari di lungo periodo. Il suo lavoro coreografico si caratterizza per precisione, complessità e un’alta tecnologia del corpo. Tutte le sue produzioni sfidano i formati normativi e le economie di scambio del settore. Negli anni 2008-2013 è stata docente di composizione coreografica presso la Scuola di Danza e Circo (DOCH) di Stoccolma, dove ha sviluppato metodi e formati per la ricerca artistica. Ha ricevuto diversi premi e sovvenzioni e ha avuto un ruolo significativo nello sviluppo del discorso critico nel campo della danza e della coreografia in Svezia. Nel 2024 riceve il Leone d’oro alla carriera dalla Biennale Danza di Venezia.
In occasione della mostra Pablo Bronstein – Carousel @OGRTorino (visitabile fino al 9 giugno), #OGRPublicProgram ospiterà un incontro molto speciale, dedicato alla danza e alle arti performative.
«Landscape of practices: Expanded Choreography on the spot» vuole essere l’occasione per approfondire lo sguardo e l’ascolto dentro il paesaggio delle pratiche artistiche contemporanee che nascono e si sviluppano nel campo della danza. Integrando il display come strumento di condivisione dei processi di ricerca si configura un discorso in cui significati e produzione di conoscenza vengono costantemente rinegoziati tra loro e con il visitatore.
Con gli artisti danzatori e coreografi:
Elisabetta Consonni, Rebecca Marta D’Andrea, Francesco Dalmasso, Erika Di Crescenzo, Riccardo Guratti, Elisa Turco Liveri, Ambra Pittoni, Alice Ruggero, Leo Merati, Lucia Guarino
Il programma durerà 4 ore e saròà strutturato in due momenti partecipabili anche singolarmente:
17.00 – 18.30 Estroflessione della spirale – Display collettivo / Performare la ricerca Come Possiamo produrre una forma che permetta a cose che accadono separatamente di essere ripensate nella loro interconnessione? (Coreografia)
Break
19.00 – 21.00 Introflessione della spirale – Pratica collettiva / Condivisione di discorsi Come si può mettere in comune un discorso del corpo?
Workspace Ricerca X nasce e opera dal 2015 con il sostegno della Fondazione Piemonte dal Vivo nell’ambito dei programmi che si svolgono alla Lavanderia a Vapore – Centro Regionale per la Danza, con la vocazione ad aprire possibili strade per la sperimentazione e la legittimazione della ricerca artistica nel contesto italiano ed il suo conseguente dialogo con pratiche simili diffuse altri contesti
Partecipazione gratuita
E’ necessaria la prenotazione scrivendo a ricercaxinfo@gmail.com
Fin dall’inizio si è trattato per Workspace Ricerca X / Metariflessiva – quella parte di progetto che continuamente riflette e si interroga su se stessa – di indagare fra i processi di conoscenza quelli che più investono l’ambito del pensiero che diciamo “incarnato” ovvero quello che identifichiamo nella specificità del lavoro condotto da coreografi, danzatori, performer, artisti o studiosi del corpo, dall’interno.
In questa direzione si inserisce questo intervento che intende presentare in via generale la prospettiva trasmessa dal Sāṃkhya, una fra le sei principali scuole del pensiero filosofico dell’India classica, che offre una sintesi accurata e rigorosa tra scenario del corpo, speculazione intellettuale e accesso sovramentale.
Seguendo l’interesse di Workspace Ricerca X per la sperimentazione sui formati di condivisione e sulle modalità di trasmissione dei saperi generati dalle pratiche artistiche, negli anni sono state invitate varie artiste a presentare il loro lavoro e pensiero in forma di lecture-performance.
Questo formato, come pratica artistica estesa, è particolarmente adatto ad articolare le modalità del conoscere generate dai processi artistici. Invece di rimanere ancorata alla tradizione dicotomica che vede la spiegazione critica da un lato e il lavoro artistico dall’altro, la lecture performance è in costante ricerca della possibilità di incarnare e spazializzare il pensiero.
Partecipazione gratuita
E’ necessaria la prenotazione scrivendo a ricercaxinfo@gmail.com
La lecture affronta la pratica della scrittura situandola nello spazio di ricerca specifico alle performing arts e alle sue modalità di condivisione e trasmissione di conoscenza. Lo spazio intra-soggettivo che viene prodotto dai corpi quando sono in movimento è qui visto come un territorio pervaso da dinamiche dell’ affetto, in cui il pensiero muovendosi tra i corpi migra in una continua riarticolazione delle istanze che ci abitano e ci attraversano producendo infinite possibilità intra-soggettive.
Incrociando l’écriture féminine, la lecture apre alla scrittura che nasce dalle esperienze del corpo e della ricerca artistica come pratica di veggenza e di produzione di linguaggi incarnati e fatalmente sempre stranieri.
Seguendo l’interesse di Workspace Ricerca X per la sperimentazione sui formati di condivisione e sulle modalità di trasmissione dei saperi generati dalle pratiche artistiche, negli anni sono state invitate varie artiste a presentare il loro lavoro e pensiero in forma di lecture-performance.
Questo formato, come pratica artistica estesa, è particolarmente adatto ad articolare le modalità del conoscere generate dai processi artistici. Invece di rimanere ancorata alla tradizione dicotomica che vede la spiegazione critica da un lato e il lavoro artistico dall’altro, la lecture performance è in costante ricerca della possibilità di incarnare e spazializzare il pensiero.
Il workshop è indirizzato a 25 artisti, coreografi / dance makers e creative producers / operatori della danza.
Per INFO e ISCRIZIONI inviare una mail a ricercaxinfo@gmail.com allegando una breve bio e alcune righe di motivazione.
Una pratica artistica si evolve all’interno di una rete che interseca altre pratiche, in formazione o già esistenti, e può essere osservata come un assemblaggio di azioni, routines e approcci che l’artista sviluppa e specifica lungo il proprio percorso. La pratica artistica indipendente incarna e approfondisce le proprie teorie e metodi, e permette all’artista di ricercare e sviluppare prospettive parallattiche all’interno del più ampio campo della produzione delle arti performative.
Durante la giornata di lavoro (di laboratorio / di workshop) verranno sviluppati i seguenti filoni e incontri:
+ Nozione di pratica artistica, come funziona all’interno di un contesto di ricerca coreografica, e potenziale impatto nel sistema di produzione delle arti performative e delle sue economie.
+ Avvicinamento e sguardi alle pratiche delle artiste ospiti della sessione di quest’anno.
+ Sessioni guidate ad immergersi in dialoghi e continuare ad articolare insieme ai partecipanti il discorso della pratica artistica.
Mirko Guido è un artista che lavora con la coreografia attraverso vari mezzi, tra cui danza, metodi partecipativi, micro-storytelling, testo e video. La sua pratica artistica è guidata da indagini sul corpo (individuale/sociale/culturale) come soggetto/assemblaggio multidirezionale e relazionale, intra-connesso al suo ambiente/contesto. Negli ultimi anni ha sempre più adottato metodi partecipativi, creando spazi di incontro e situazioni di prossimità, considerando il pubblico l’istanza che avvia e/o influenza il corso del lavoro. Mirko ha conseguito un Master in Pratiche Performative presso il DOCH/SKH di Stoccolma. Ha presentato il suo lavoro internazionalmente, ed è stato artista in residenza in centri tra i quali: Summer Studios Rosas, Bruxelles; Work Space Bruxelles; Kone Foundation Saari Residence, Helsinki; Uferstudios, Berlino; PACT Zollverein, Essen; Duncan Dance Research Center, Atene; Workspace Ricerca X, Torino; Weld – SITE – Danens Hus – ccap – MDT, Stockholm. Come danzatore ha lavorato con una grande varietà di coreografi, cimentandosi in metodi/stili/poetiche coreografiche molto diverse, in compagnie di danza tra cui: Cullberg Ballet (2010-2013), Staatstheater Wiesbaden (2008-2010), Staatstheater Saarbrücken (2006-2008), Tanztheater Bielefeld (2005-2006), Stadttheater Hagen (2005).
Workspace Ricerca X nasce e opera dal 2015 con la vocazione ad aprire possibili strade per la sperimentazione e la legittimazione della ricerca artistica nel contesto italiano ed il suo conseguente dialogo con pratiche simili diffuse nel Nord Europa; questi cinque anni sono stati un processo di crescita personale, collettiva, artistica e professionale, caratterizzati da un continuo flusso di condivisione di pratiche, idee e ideali, da cui diverse traiettorie sono state tracciate vicine e lontane dai vari partecipanti al progetto. In questo orizzonte e con queste prospettive Workspace Ricerca X curerà con gli artisti ospiti di questa annualità, uno spazio di riflessione su pratiche di ricerca e dispositivi performativi.
Workspace Ricerca X è sostenuta dalla Fondazione Piemonte dal Vivo nell’ambito dei programmi che si svolgono alla Lavanderia a Vapore – Centro Regionale per la Danza.