Carlotta Scioldo

Carlotta Scioldo

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Carlotta Scioldo is a researcher and consultant focusing on EU cultural policies. Through her professional and academic trajectory, she has acquired a multifaced view of the cultural and creative sector in Europe. Her fundamental drive is to bridge the communication gap between the cultural sector and policymaking, ensuring that the functioning and aspirations of the artistic field are effectively conveyed. With this motivation, she has worked as dance dramaturg, joined the Creative Europe Unit at EACEA, and served as Network Manager and Policy Advisor the European Dancehouse Network.

Carlotta completed her Ph.D. on how European Transnational Networks operate in the Cultural Sector at DIST the Interfaculty Department of the University and Polytechnic of Turin, and she was visiting researcher at the UCL’s Public Policy Department. Her work questions the political and empirical implications of Transnational Networks in the EU’s cultural sphere and the external dimension. Her doctoral dissertation has been shortlisted as a finalist for the 2023 ENCATC Award.
She holds two master’s degrees, the first in Theater Studies from IUAV in Venice, the second in Cultural Projects for Development from ITC-ILO and UNESCO Centre in Turin. Carlotta’s expertise was also acknowledged through a visiting fellowship at New York University.

In 2015, together with Erika Di Crescenzo, she founded Workspace Ricerca X. She has been curating the project until 2018.

Mirko Guido

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He completed his Master in Performative Practices at SKH (Stockholm University of Arts). He works with choreography as an expanded practice, and builds performative spaces through a transdisciplinary approach, using different means, including dance, video, text and participatory practices. His researches focus on exploring, reinventing and experimenting with the constant negotiation of roles, responsibilities, aesthetics and ethics that operate in the context of his choreographic practice. In his processes he uses methods inspired by documentary techniques, game structures and somatic practices. He questions and articulates distances between personal archives and ready-made materials, between attention to the relationship with the Other with the space and with bodily sensations, between the subject and the object, crossing these experiences transversally to destabilise dualistic separations. His first choreographic works earned him the First Prize and the Audience Award at the International Choreographic Competition in Hannover, and a nomination as Young Choreographer to Watch in the Ballet Tanz magazine. He has created works for the Staatstheater Saarbrücken and the Staatstheater Wiesbaden, before moving on to projects as an independent artist. He has presented his works in various venues in Sweden, Italy, France, Serbia, Portugal, Greece, Germany and Switzerland, and has been in residence at art centres such as PACT Zollverein, Uferstudios, Work Space Bruxelles, Summer Studios Rosas, Dansens Hus, c.off/CCAP, Saari. As a dancer he was part of the dance companies at the Theater Hagen, Tanz Theater Bielefeld, Staatstheater Saarbrücken, Staatstheater Wiesbaden and the Cullberg Ballet, working with a wide variety of choreographers and experimenting with very different choreographic methods.

Mirko Guido is with us in: Edizione 2020, Edizione 2021,

Elisabetta Consonni

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2020 artista residente

Partendo dai due lavori all’attivo Be water my friend e Ti voglio un bene pubblico, l’uno che affronta in maniera installativa il problema geopolitico inerente alla risorsa dell’acqua e l’altro, in linea con una ricerca portata avanti da anni, sulla relazione tra performativita’ e spazio pubblico, il quesito piu’ ampio che mi interessa ffrontare riguarda la relazione tra la pratica artistica e la pratica politica.

Come un aspetto politico viene indagato nel trasformarsi in prodotto artistico? Quanto di politico devo far rientrare nel processo di creazione?
Posso sperare in un impatto sociale e considerare il lavoro artistico come detonatore di cambiamento sociale?
Perche’ mi interessa tanto la questione arte-politica?

Il tempo dedicato a ricerca X diventerebbe quindi una sospensione dal tempo produttivo, per riflettere sulla piega che la mia pratica artistica ha preso negli ultimi anni, senza una necessita’ di cristallizzare il tutto in categorie ma almeno mettendone a fuoco certi aspetti.

Coreografa tutto, essere umani e disumani, oggetti mobili e immobili, mappe, interstizi e gruppi vacanze spaziali per costruire una rete di relazioni, sottili e forti, come il vetro di zucchero.

Laureata  in Scienze della Comunicazione con una tesi sulla costruzione sociale del corpo nella danza, frequenta The Place- London Contemporary Dance School (2004-2005) e approfondisce indipendentemente la ricerca in ambito performativo ed esistenziale in Olanda (2005-2009)  e in Polonia (2013-2015).

I suoi lavori Maquillage (2007), Fotoritocco (2012, vincitore di Presente Futuro Palermo 2012), Plutone (2016) e And the colored girls say: doo da doo da doo da doo (2018, progetto finalista a DNA appunti coreografici 2016 e Cross Award 2017) si situano nello spazio di dialogo tra la danza e altri linguaggi artistici. Dal 2013 è ideatrice di Ergonomica, un progetto di ricerca di arte performativa nello spazio pubblico e di dispositivi di attivazione della partecipazione civica . All’interno del progetto realizza le azioni site specific  We want to become architecture e Go with the flow ( Polonia, 2014), la costruzione coreografata di Pompenpurg Park (Rotterdam, Biennale di Architettura 2014), Il secondo Paradosso di Zenone ( 2016), Abbastanza Spazio per la più tenera delle attenzioni (progetto per la Biennale Danza di Venezia 2016) e cura, assieme a Connecting Cultures, il simposio Spazio Ergonomico (sempre nell’ambito di Biennale Danza 2016). Nel 2019 vince il bando Open- Creazione [Urbana] Contemporanea con il progetto Ti voglio un bene pubblico.

Elisabetta Consonni is with us in: Edizione 2019, Edizione 2020,

Sara Manente

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Sara Manente coreografa, performer e ricercatrice, vive e lavora a Bruxelles. Dopo gli studi di Semiotica, Linguistica e Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna, di Drammaturgia della Danza all’Università di Anversa, e un post-master in Performing Arts al a.pass (Advanced Performance Training) nel 2008, torna dopo dieci d’anni a far parte del Research Center/Cycle 1 di a.pass a Bruxelles. Nel frattempo lavora come coreografa, performer, mentor e collaboratrice per altri artisti e istituzioni.
Nel suo lavoro, la danza è il punto di partenza per pensare attraverso il corpo questioni legate a come percepiamo e agiamo sul mondo: linguaggio e opacità, performatività e pubblico. Formatasi con la danza classica sin dall’infanzia, passando poi a varie tecniche di contemporaneo, i suoi progetti prendono forme diverse: pubblicazioni, film, interviste, laboratori, installazioni, coreografie, esperienza telepatiche etc. Due gli spettacoli di danza più conosciuti e presentati anche in Italia: “Lawaai means Hawaai” (2009) e “Faire un four “(2011), seguiti da un lungo progetto di ricerca incentrato sull’ekphrasis: “Spectacles” (2016-18). Dal 2012 al 2016, ha lavorato in collaborazione con Marcos Simoes sulla relazione con lo spettatore attraverso progetti di vario formato basati su pratiche extra sensoriali/paranormali : “This place”. Nel 2019, riceve una borsa di ricerca dalla Comunità fiamminga per il progetto “Wicked technology / Wild fermentation” (Tecnologia malvagia / Fermentazione selvaggia): “accostando pratiche di fermentazione, femminismo e ricerca artistica, sono interessata a mappare un insieme di tecniche che trasformano il pensiero, la percezione e il fare (d’insieme) nelle colture vive e nelle live arts”.

Lavora nel campo delle arti performative e realizza progetti sotto forma di spettacoli di danza contemporanea, performance, laboratori, ricerche aperte, video e testi. Tra i suoi lavori: Lawaai means Hawaai (2009, trio), Faire un four (2011, quartetto); in collaborazione con Marcos Simoes: This place e Tele Visions (2012-2015, serie di performances basate su fenomeni ESP) e LAVA (2016). Attualmente lavora su due progetti che legano intimamente danza e linguaggio: un film in 3D cominciato sotto forma di interviste ad artisti e pubblico sull’esperienza di fare, vedere e descrivere la performance e una serie di testi scritti che sono danze da leggere.

web

Sara Manente is with us in: Edizione 2020,

Sara Manente

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edizione 2018>2020

E’ un progetto di passaggio il cui focus è il tempo di fermentazione più che il risultato. Per due settimane lavoro su dinamiche che partono da relazioni semantiche a quelle biologiche (corporee) per disegnare nuove tecnologie di creazione inspirate da altre intelligenze: batteri e muschi per esempio. Parto da metodologie poetiche prese a prestito dal precedente Spectacles per iniziare un processo più batterico e selvatico.

edizione 2016>17

Durante la residenza a Torino mi concentrero’ sulla scrittura del testo che chiude la serie di tre “danze da leggere”. Dopo Spectacle #3 (2015), una danza plausibile e #1 (2016/17), una danza a ritroso, in Spectacle #2,5 vorrei dedicarmi all’idea di una relazione tra decorativo e fedele. Le “danze da leggere” si situano parallelamente a Spectacles, una ricerca sulla relazione tra danza e linguaggio dal punto di vista economico, poetico e performativo. Possiamo emancipare la danza dalla teoria della danza? Possiamo immaginare una nuova economia dello spettacolo? Che tipo di linguaggio diventa coreografico? Quale movimento produce una descrizione? Di cosa parliamo quando parliamo di danza? Quando comincia e quando finisce una performance?

Sara Manente coreografa, performer e ricercatrice, vive e lavora a Bruxelles. Dopo gli studi di Semiotica, Linguistica e Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna, di Drammaturgia della Danza all’Università di Anversa, e un post-master in Performing Arts al a.pass (Advanced Performance Training) nel 2008, torna dopo dieci d’anni a far parte del Research Center/Cycle 1 di a.pass a Bruxelles. Nel frattempo lavora come coreografa, performer, mentor e collaboratrice per altri artisti e istituzioni.
Nel suo lavoro, la danza è il punto di partenza per pensare attraverso il corpo questioni legate a come percepiamo e agiamo sul mondo: linguaggio e opacità, performatività e pubblico. Formatasi con la danza classica sin dall’infanzia, passando poi a varie tecniche di contemporaneo, i suoi progetti prendono forme diverse: pubblicazioni, film, interviste, laboratori, installazioni, coreografie, esperienza telepatiche etc. Due gli spettacoli di danza più conosciuti e presentati anche in Italia: “Lawaai means Hawaai” (2009) e “Faire un four “(2011), seguiti da un lungo progetto di ricerca incentrato sull’ekphrasis: “Spectacles” (2016-18). Dal 2012 al 2016, ha lavorato in collaborazione con Marcos Simoes sulla relazione con lo spettatore attraverso progetti di vario formato basati su pratiche extra sensoriali/paranormali : “This place”. Nel 2019, riceve una borsa di ricerca dalla Comunità fiamminga per il progetto “Wicked technology / Wild fermentation” (Tecnologia malvagia / Fermentazione selvaggia): “accostando pratiche di fermentazione, femminismo e ricerca artistica, sono interessata a mappare un insieme di tecniche che trasformano il pensiero, la percezione e il fare (d’insieme) nelle colture vive e nelle live arts”.

Lavora nel campo delle arti performative e realizza progetti sotto forma di spettacoli di danza contemporanea, performance, laboratori, ricerche aperte, video e testi. Tra i suoi lavori: Lawaai means Hawaai (2009, trio), Faire un four (2011, quartetto); in collaborazione con Marcos Simoes: This place e Tele Visions (2012-2015, serie di performances basate su fenomeni ESP) e LAVA (2016). Attualmente lavora su due progetti che legano intimamente danza e linguaggio: un film in 3D cominciato sotto forma di interviste ad artisti e pubblico sull’esperienza di fare, vedere e descrivere la performance e una serie di testi scritti che sono danze da leggere.

web

 

Sara Manente is with us in: Edizione 2016-17, Edizione 2018, Edizione 2020,

Edizione 2020

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Thrilling Journey/Soft Landings is the new program by Workspace Ricerca X, a project  founded in 2015 committed to making a culture of artistic research in Italy emerge, a growing phenomenon producing new knowledge.

Among the distinguishing elements of the project are a strong multidisciplinary approach and a sharp focus on discursivity around dance, as a bridge between theory and practice, academic discourse and performative work. During this edition we will further elaborate on the discussion about which results the artistic research produces, in terms of methodologies and formats of sharing.

In this respect we want to highlight once again the dialogue between research sectors, a dialogue based on some intersections and just as many differences. This discussion acquires more consistency in light of a recent national legislative action: on the 25th of February 2020 some amendments to the Decree Law 09.01.2020, signed by Senator Russo, were approved (the Decree divided the previous Ministry of Education, University and Research into two separate Ministries). We particularly point out the explicit addition of “artistic research on par of scientific and technological research” to the primary functions of the new Ministry of University and Research.

Through this perspective we ask which are the existent places and which are the contexts that we can prefigure for the development and strengthening of artistic research in Italy. Which kind of relation can we identify between academic, institutional environments and independent projects?

The theme of basic research, led through an artistic practice, has a rigour and a specificity that translates into a methodological reflection, opening grounds for political, aesthetic and epistemological discussion. These are relevant to the artist, the context and the wider political and institutional ecosystem. Basic research interfaces three sectors: higher education with institutional PhDs, plannings of cultural, choreographic and museum centres, and grass-rooted, independent projects like Workspace Ricerca X. Recognizing the role of the artist-researcher means creating new professional perspectives within the art field, contributing to the innovation and the transmission of produced knowledge.

Another key point we want to go back to is dance dramaturgy. This is clearly a highly relevant topic in the current European context, a topic Ricerca X was somehow forerunner of, with the Symposium Re:search Dance Dramaturgy held in December 2016. Dramaturgical function and middle dramaturgy will be central in the residency work with the tutors – Bart Van Den Eynde and Carlotta Scioldo – and with the artists invited for this edition: Elisabetta Consonni, Mirko Guido, Sara Manente, together with the curatorial team – Erika Di Crescenzo, Francesco Dalmasso, Ambra Pittoni, Elisa D’Amico.

Within this framework, in order to reach the above-listed goals, with the support of Piemonte dal Vivo/Lavanderia a Vapore, we will organize one research residency (9>28 September 2020), one workshop on dance dramaturgy open to anyone interested , and a series of lecture performances and events during the year 2020, under the title “Thrilling Journey/Soft Landings”.

The project takes place at the Lavanderia a Vapore in Collegno (TO) and is supported by Fondazione Piemonte dal Vivo.

curated by StandOrt / Erika Di Crescenzo, Francesco Dalmasso, Ambra Pittoni, Elisa D’Amico
tutors Bart Van Den Eynde and Carlotta Scioldo
with the support of the Fondazione Piemonte dal Vivo and the collaboration of Company Blu, University of Turin.
*realized as part of the project Choreographic Residencies.
Laundry in Steam 3.0 / Piemonte dal Vivo

Bart Van Den Eynde

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Bart Van Den Eynde is with us in: Edizione 2015-16, Edizione 2020,
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