Doriana Crema
tutor 2021, 2022

Doriana Crema

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Danzatrice, coreografa, formatrice e counselor, è da oltre 30 anni attiva in ambito artistico e pedagogico. Unisce le proprie competenze in direzione di una visione evolutiva dell’essere umano. Al centro della sua ricerca, lo spazio e l’umano, nel complesso rapporto con il corpo, la presenza (non soltanto scenica) e il movimento. Negli ultimi anni ha posto il proprio focus sulla questione della risonanza e della risposta, lavorando sulla linea di confine tra danzatore e spettatore. Tra gli incontri più significativi dal punto di vista formativo, si annoverano quelli con Anna Sagna per il teatro-danza, con Raffaella Giordano (per la quale è interprete degli spettacoli Quore, premio UBU 2000, e Senza Titolo), con Claude Coldy per la danza sensibile e con Danio Manfredini per il teatro. Accompagna nel proprio processo creativo numerose compagnie e artisti singoli, in Italia e in Francia. Conduce da oltre 3 decenni laboratori nelle scuole di ogni ordine e grado: attualmente è attiva nelle scuole superiori all’interno del progetto Educare alla Bellezza | Media Dance di Lavanderia a Vapore, come formatrice e coordinatrice, con gruppi-classe e gruppi-insegnanti. Cura inoltre il progetto Solitudo. Visioni per una comunità creativa insieme a Raffaella Tommellini e Fabio Castello. Insieme a Rita Fabris è ideatrice e formatrice del Percorso Danzatori di Comunità. Collabora come formatrice all’interno del progetto Tracce lasciate ad Arte di Interreg Italia Svizzera e al progetto Educatori Senza Frontiera di Exodus. È coreografa del gruppo Eskenè, per i progetti La Passione secondo Matteo, Stazionando, e Progetto 900. Realizza gli assoli mama non mama, Specifiche Atipie e Dichiarazione d’amore all’interno del festival La Piattaforma di Torino. Pratica il counseling ed è formatrice presso la Scuola Superiore di Counseling.

Doriana Crema partecipa a: Edizione 2021, Edizione 2022,

Erika Di Crescenzo

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Ricercatrice indipendente nel campo del teatro e della danza, antropologia, filosofia, mistica. Laureata al Dams con una tesi di carattere antropologico, ha frequentato la scuola di danza classica Academié Principesse Grace di Montecarlo, il Programma de Recherche et Composition Coreographique presso la Fondation Royaumont di Parigi, e il master in progettazione culturale presso Fondazione Fitzcarrardo. Ha modellato il suo percorso di autrice e performer attraverso creazioni originali principalmente in Italia, Francia e Svizzera (The Fish, Etude pour la Sainteté, Asfissia, Clara Falls in Love, La Bagarre, Tentativi Vergini di Oscenità, E20, E questo è, etc..).
Lavora come regista, e coreografa, interprete, autrice, danzatrice, performer, curatrice, organizzatrice, davanti e dietro le quinte nel campo della danza e teatro contemporaneo.
Nel 2015 con Carlotta Scioldo fonda il progetto Workspace Ricerca X, che cura fino al 2021.

Francesca Saraullo

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POOL LIKE PISCINA è una pratica artistica che nasce in continuità ad “Archeologia del gesto”, progetto di ricerca sulle memorie personali ed arcaiche depositate nella sfera pelvica come atto politico di riconnessione alla matrice del corpo e all’essere che danza. Con POOL LIKE PISCINA voglio approfondire questo studio articolandolo su tre assi: corpo-arcaico; corpo-animale; corpo-canale. L’intenzione d’insieme è di stare in un tempo di ascolto sottile per lasciare il corpo aprirsi percettivamente e coscientemente all’impalpabile che attraversa me e l’altro da me in un continuo dialogo tra passato-presente-futuro, dove il gesto si trasforma in vibrazione sonora e danzante. Lavorando sulla vigilanza passiva, attivando uno stato di presenza ricettiva, coniugando alcune pratiche somatiche ed energetiche, desidero tradurre questo processo introspettivo e trans-identitario in una possibile scrittura coreografica dove l’intimo si confonde nel tutto e l’individuo si espande nel collettivo.

FRANCESCA SARAULLO (1984) coreografa, danzatrice, videasta e ricercatrice indipendente, vive tra Belgio e Italia. Pluridisciplinare nel suo percorso, consegue una Laurea in MultiDAMS ed in Ing. del Cinema e dei Mezzi di Comunicazione a Torino, successivamente segue un Master presso l’Accademia Reale di Belle Arti di Bruxelles in “ISAC” (Istituto Superiore delle Arti e delle Coreografie) e “AeSP” (Arte per lo Spazio Pubblico). Formatasi nella danza e nel teatro tra Italia, Francia e Belgio, si specializza in centri quali “Fondation Royaumont”, “College-Dance Venezia”, “ImPulsTanz-Vienna International Dance Festival”, perseguendo un percorso formativo in pratiche somatiche ed energetiche (danza sensibile®, fasciapulsologia, qi-gong, …). Dal 2013 firma suoi lavori coreografici e performativi (ANAMNESIS, LUX, Et toi…, La Sospesa) e videografici (W., RACCOLTO, Moulbaix Dr., Ballerina, MiNunn), presentati in vari festival/musei/teatri internazionali. Nel 2020- 2021, riceve una borsa di ricerca per il suo progetto coreografico “Archeologia del gesto”. Collabora con vari artisti.

Francesca Saraullo partecipa a: Edizione 2015-16, Edizione 2021,

Amalia Franco

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‘Immagino un elenco numerato in cui perdere il filo, nonostante o data la presenza dei numeri: l’elenco numerato di esercizi propedeutici alla sparizione.’

L’opera agisce come ‘corpo intensivo, attivo localmente per salti, scarti, vibrazioni e modulazioni’. Più che di una scrittura drammaturgica, si tratta di un dispositivo, che dà all’opera la forma di uno zibaldone dei pensieri, o dei pensierini bambini. La figura, il corpo danzante e la parola sono gli elementi atti alla costruzione di molecole specializzate, i singoli esercizi, in cui è attiva la tecnologia del corpo, che disgrega, lega, moltiplica le cellule. Si tratta di un esercizio di appropriazione ed uso sconsiderato dei codici, necessario alla localizzazione (nel corpo) del pensiero.

Gli Esercizi si esercitano nell’indeterminatezza, nel dominio del ‘pressappoco’, del non misurabile. L’attenzione è sullo spostamento dalla centralità dell’opera intesa come fatto concluso alla composizione come luogo decentralizzato.

Amalia Franco è un’artista indipendente, la cui ricerca verte sulle contaminazioni tra danza, marionette ibride e maschere espressive che realizza lei stessa. È autrice e performer in ‘Corpo Unico’ in collaborazione con il Quartetto Muarice e la compositrice Giulia Lo Russo, in ‘Trittico. Cantillazioni’ in collaborazione con la danzatrice Anna Moscatelli e la musicista Renata Frana, e ‘Trittico. Lasciare andare con grazia’. Performer per la compagnia Barca dei matti, diretta da Natacha Belova, Ifoperator Production e per il Teatro del Lavoro, diretto da Damiano Privitera. Partecipa al GDA 2015, all’interno di Nuove Traiettorie, con il progetto ‘Moving Masks’. Lavora sulla drammaturgia del paesaggio con il progetto ‘Tillandsie, drammaturgia urbana dei crolli’, in collaborazione con Leonardo Delogu e Lajos Talamonti.

Amalia Franco partecipa a: Edizione 2021,

Valerie Tameu

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Il progetto A Thousand Ways to Fall indaga la possibilità di mettere in relazione il corpo con il suo riflesso cercando di rendere evidente il residuo di questa zona liminale.
La ricerca passa attraverso lo studio dell’eterogeneità costitutiva del “corpo della caduta”, intendendo il corpo in una duplice polarità, e cioè sia come oggetto fisico che subisce l’azione della forza di gravità, sia come soggetto sociale che affrontando l’inevitabilità della propria condizione crea narrazioni, immagini e modi di esistere/resistere.
La caduta, in una delle sue traduzioni, rappresenta il segno della punizione e trova un legame con il concetto di superamento del limite e di trasgressione della norma.
Ci si riferisce, pertanto, ad un corpo fisico e culturale nel contempo: al corpo trasgressivo, al corpo del dolore, al corpo femminile, al corpo dell’amore.
La costruzione delle pratiche, che vogliono essere sia consuetudine che evento singolare, ha due punti nevralgici: il primo riguarda la ricerca di un modo di informare i corpi non solo imperativo, ma poetico e variegato, adatto a sostenere la complessità che serve per nutrire l’immaginario dei/delle practitioners e per colorare i paesaggi non neutri in cui si muovono;
il secondo considera l’indagine del corpo neo-nato, cioè di quell’ipercorpo che, dopo la caduta primigenia della nascita si trova immerso nell’estrema materialità dell’esposizione al mondo e della scoperta del suo peso in un’esperienza ipercorporale e di fuga dal codice.

Danzatrice e dance maker,
ama com-porre corpi e idee, attraverso processi di “mappatura affettiva”, volti a tracciare paesaggi fatti di relazioni, associazioni e geografie emotive.
Nel 2013/2014 partecipa al corso di formazione MoDem della Compagnia Zappalà Danza di Catania; nel 2018 si laurea in DAMS presso l’Università degli Studi di Torino, con una tesi in storia della danza.
Inoltre, il suo sguardo si forma attraverso l’incontro con il lavoro, tra gli altri, di Lorenzo Bodi, Francesca Cinalli, Loris Petrillo, Anton Lachky, Marco d’Avenia, Daniela Paci, Doriana Crema, Gabriella Maiorino, Daniele Ninarello, Marta Ciappina, Chiara Bersani, Motus.
Ha collaborato, come danzatrice, a diversi spettacoli e progetti performativi di Compagnia Tecnologia Filosofica, Balletto Teatro di Torino, Raffaele Irace, Laurent Pellisier, Paolo Armao, Masbedo, Alessio Maria Romano.
È coautrice, insieme a Teresa Noronha Feio e Annalisa Cannito, del progetto Cronòtopia, titolare del bando Officin&Ideali-Residenze in transito e autrice del progetto A Thousand Ways to Fall.

Valerie Tameu partecipa a: Edizione 2021,

Michela Depetris

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TRANSFARAOKE (daffodils are 50% human) -> ballo mutante telepaticX è una ricerca che si manifesta come cosa ibrida tra karaoke, rituale di possessione, piece di danza, festa, video, meditazione guidata e altro non definito. É una riflessione sulla connessione tra realtà (umana, animale, vegetale, minerale, virtuale, extraterrestre, telepatica, onirica) che compongono la materia vibrante nella quale siamo immers* e di cui formiamo parte, intendendo la materia non come ciò che separa e distingue le cose, ma come ciò che ne consente l’incontro e la mescolanza. Il progetto, che sgorga da un interesse per i rituali contemporanei e dalla fascinazione verso l’idea di trasformazione, è un mostro che si alimenta di fisica, biologia, esoterismo, fantascienza e letterature femministe, si serve di strumenti popolari e di mezzi moderatamente tecnologici e diffusi, per incarnarsi senza smettere di mutare, nella necessità di ripensare il nostro agire e le nostre storie. Tutto è iniziato da un appunto sul quaderno: “ho sognato di essere un alien* e di organizzare karaoke popolari sul pianeta terra, party casalinghi per muovere pupille, corde vocali, culi, gambe, foglie, coscienze. scrivevo testi pieni di banalità in cui riversavo intelligenza aliena che dallo schermo entrava nell’umanità accompagnandola senza sforzo a sfiorare un’altra dimensione.” Lo spirito della ricerca è magmatico, tentacolare come il movimento dei corpi che lo incarnano, come le vene, come le strade e i fiumi nella geografia fluorescente di un pianeta X.

Si è formata, trasformata e deformata tra Italia e Spagna, studiando arti visive e danza. Nel corso della sua formazione, mai conclusa, ha incontrato/attraversato/abitato le pratiche performative di differenti artist* come La Ribot, Vera Mantero, Elena Cordoba, Olga Mesa, Xavier Leroy, Paz Rojo, Camille Hanson, Ester Ferrer, Juan Loriente, Matar Zamir, Silvia Calderoni/Ilenia Caleo, Claude Coldy, Raffaella Giordano, Doriana Crema, Giorgio Rossi, Motus, Marigia Maggipinto, Kinkaleri, Cesare Petroiusti, Matthew Barney. Presenta la sua ricerca in spazi non convenzionali, in ambito performativo, con linguaggi ibridi tra video, fotografia, suono, performance, linguaggio coreografico e installazioni, riflettendo sulle connessioni tra intimità, visione, trasformazione, vulnerabilità da una prospettiva femminista/transfemminista/queer. La sua ricerca è spesso ironica, caotica, ibrida, misteriosa, sudata, inquietante, collaborativa.
*Vorrebbe essere un fungo, un rospo, una sostanza chimica che produca allucinazioni*.

Michela Depetris partecipa a: Edizione 2021,

Mirko Guido

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Ha conseguito il Master in Pratiche Performative presso la SKH (Università delle Arti di Stoccolma). Lavora con la coreografia come pratica espansa, e costruisce spazi performativi attraverso un approccio transdisciplinare, utilizzando diversi mezzi, tra cui la danza, il video, il testo e le pratiche partecipative. Le sue ricerche si concentrano sull’esplorazione, la reinvenzione e la sperimentazione della costante negoziazione di ruoli, responsabilità, estetica ed etica che operano nel contesto della pratica coreografica. Nei suoi processi utilizza metodi ispirati a tecniche documentaristiche, strutture di gioco e pratiche somatiche. Mette in discussione e articola le distanze tra archivi personali e materiali ready-made, tra l’attenzione alla relazione con l’Altro con lo spazio e con le sensazioni corporee, tra il soggetto e l’oggetto, attraversando trasversalmente queste esperienze per destabilizzare separazioni dualistiche. I suoi primi lavori coreografici gli sono valsi il Primo Premio e il Premio del Pubblico all’ International Choreographic Competition di Hannover, e la nomination come Young Choreographer to Watch nella rivista Ballet Tanz. Ha realizzato opere per lo Staatstheater Saarbrücken e lo Staatstheater Wiesbaden, prima di dedicarsi a progetti come artista indipendente. Ha presentato i suoi lavori in Svezia, Italia, Francia, Serbia, Portogallo, Grecia, Germania e Svizzera, ed è stato in residenza presso centri artistici come PACT Zollverein, Uferstudios, Work Space Bruxelles, Summer Studios Rosas, Dansens Hus, c.off/CCAP, Saari Residence. Come ballerino ha fatto parte delle compagnie di danza del Theater Hagen, Tanz Theater Bielefeld, Staatstheater Saarbrücken, Staatstheater Wiesbaden e Cullberg Ballet, lavorando con una grande varietà di coreografi e sperimentando metodi coreografici molto diversi.

Mirko Guido partecipa a: Edizione 2020, Edizione 2021,

Ambra Pittoni

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Dal 2018 è parte del team curatoriale di Workspace Ricerca X – Drammaturgia e ricerca.

 

2018 artista residente

Nell’arcipelago della mia ricerca, la residenza di gennaio 2018 interesserà due isole.

La prima è la continuazione di Siate misteriosi e sarete felici in cui la traiettoria di lavoro include la coreografia pensata come paesaggio e l’atmosfera come la sua materia principale. Potrebbe dunque trattarsi di coreografare l’aria contenuta all’interno di uno spazio e di coreografare il comportamento contenuto all’interno di un movimento. Che tipo di condizione coreografica può risultare da questo tipo di proposta? O meglio come si comporta l’intenzione coreografica di fronte a questo tipo di idea?

La seconda isola implica un punto di vista sulla prima ed è dominata dal titolo “Spectacular research : can research be entertaining?”. Questa frase costituirà la linea guida dell’esperimento, la cui domanda fondante è Come presentare una ricerca e come guardare una ricerca?

 

2015-16 artista residente

Siate misteriosi e sarete felici questa frase scritta da Gaugain all’entrata della sua casa sull’isola di Avahoa nell’arcipelago Marchesi dà il titolo agli esercizi di auto oggettificazione o descrivibili anche come soggettificazione universale.
Il mio progetto di ricerca prende spunto dalle teorie della corrente filosofica denominata realismo speculativo.
In particolare sono interessata alla riconsiderazione delle gerarchie tra le cose esistenti, animate e inanimate, visibili e invisibili in un indagine corale e singola attraverso l’esplorazione della mimesi, della stasi, (della telepatia?).
Un fuoco particolare interessa la fluidità/permeabilità tra oggetti e soggetti: il punto più importante non è che gli oggetti percepiscano di esistere, ma che percepiscano di essere in relazione tra loro.

L’invito ad essere misteriosi indica l’attitudine delle “cose” non umane, chiuse e disponibili al tempo stesso.
Infine desidererei esplorare la collezione di oggetti come dinamica spaziale di composizione/visione di un mondo.

Ambra Pittoni è una performance artist e ricercatrice interessata a come l’intreccio tra pratiche corporee e circostanze spaziali emerga come territorio dell’affettività e come veicolo di potenzialità epistemologiche inesplorate. A tal fine utilizza la coreografia, le pratiche somatiche, l’installazione, il suono e la scrittura per esplorare e produrre corpi fittizi, modalità di conoscenza, circostanze di conoscenza collettiva.

Si è laureata all’Università Paris 8 con una tesi su La fine dell’arte ed è dottoranda alla Linz University of the Arts con il progetto The promise of the abyss – Pratiche corporee e nuovi spazi di conoscenza. Nel 2022 è stata borsista del centro VALIE EXPORT.

Tra le varie ha presentato i suoi lavori alle OGR (Torino), PAV (Torino), Fondazione Baruchello (Roma), Le Crédac (Ivry sur Seine), De Appel (Amsterdam), Maga Museum of art (Milano), CCA Zamek Ujazdowski (Varsavia), Ashkal Alwan (Beyrut), Roberta (Francoforte), Sophiensaele (Berlino). È stata visiting professor presso la NABA (Milano) e l’ENSAPC (Cergy). Tra le pubblicazioni più recenti ricordiamo The Saintly Hypochondriac, a cura di The School of the End of Time pubblicato in L’ANO SOLARE, un programma lungo un anno sul sesso e l’auto-esibizione, a cura de Il Colorificio, pubblicato da Axis Axis, Ten obvious and not so obvious questions about artistic research, in the Artistes Chercheur.es / Chercheur.es artistes Performer Les Savoirs, a cura di Chloé Dechery e Marion Boudier e pubblicato da Les presses du réel.

Insieme a Paul-Flavien Enriquez-Sarano e Lucrezia Calabrò Visconti ha fondato The School of the End of Time, un’istituzione research-based con un approccio non gerachico tra ricerca teorica e ricerca artistica.

Dal 2018 è parte del team curatoriale di Workspace Ricerca X – Drammaturgia e ricerca.

Insieme a Paul-Flavien Enriquez-Sarano e Lucrezia Calabrò Visconti ha fondato The School of the End of Time, un’istituzione research-based con un approccio non gerachico tra ricerca teorica e ricerca artistica.

Dal 2018 è parte del team curatoriale di Workspace Ricerca X – Drammaturgia e ricerca.